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Berlusconi: “Se mi condannano non scappo, voglio andare in cella”

Il Cavaliere in un colloquio con Maurizio Belpietro: “Non farò l’esule, come fu costretto a fare Bettino Craxi. Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato. Se mi condannano voglio andare in cella”.
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"Non farò l’esule, come fu costretto a fare Bettino Craxi. Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi settantotto anni e avrei diritto ai domiciliari, ma se mi condannano andrò in carcere". È questo senza dubbio il passaggio più significativo del lungo colloquio fra Silvio Berlusconi e Maurizio Belpietro, a pochi giorni dall'attesissima sentenza della Corte di Cassazione sul processo Mediaset – diritti tv che potrebbe confermare la condanna del Cavaliere a 4 anni di carcere ed a 5 di interdizione dai pubblici uffici. Un colloquio che parte da una professione di ottimismo: "Sono abbastanza ottimista, non possono condannarmi. Perché se non c'è pregiudizio, non ci sono pressioni, la Cassazione non può che riconoscere la mia innocenza […] Poi i miei avvocati hanno proposto 50 obiezioni alla decisione della Corte d'appello e la Cassazione già in altre occasioni ha riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell'azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset".

La linea è quella ribadita più volte in questi anni: l'estraneità del Cavaliere ai processi decisionali che hanno portato all'avallo dell'operazione gestita da Agrama. "Io facevo il presidente del Consiglio, cosa ne potevo sapere io dei contratti per i diritti televisivi?", attacca Berlusconi, che poi fa il bilancio delle sue disavventure giudiziarie: "In pochi mesi otto pronunciamenti contro di me. I diritti Mediaset, Ruby, la telefonata Fassino-Consorte, gli alimenti alla mia ex moglie, le richieste dei pm di Napoli e Bari, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, il respingimento della richiesta di trasferire a Brescia il processo per le cene di Arcore, l'abnorme risarcimento a De Benedetti".

Sul futuro del Governo poi la chiave di lettura è alquanto singolare: "Non sarò io a far cadere Letta se venissi condannato. Lo farà il Pd, che non accetterà di stare al Governo con un condannato in via definitiva". Insomma, se i toni sono più pacati rispetto al solito nei confronti della magistratura (come da qualche mese a questa parte, del resto), la determinazione è sempre la stessa e la sensazione è che davvero dalla sentenza della Cassazione dipenda il futuro a breve termine del Governo Letta, con una nuova prevedibilissima crisi politico – istituzionale.

AGGIORNAMENTO –  A poca distanza dalla diffusione della notizia, è una nota di Palazzo Grazioli a precisare alcuni punti della vicenda: "Il presidente Berlusconi non ha rilasciato alcuna intervista. Il direttore Belpietro ha liberamente interpretato il senso di un colloquio in cui sono state confermate l'assoluta infondatezza delle accuse rivolte al presidente Berlusconi e la sua precisa volontà di continuare a offrire il suo contributo al popolo dei moderati. Inoltre si rileva ancora una volta che alcuni quotidiani riportano tra virgolette frasi e giudizi attribuiti al presidente Berlusconi che non sono mai stati pensati né pronunciati"

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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