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Berlusconi scrive a Bersani: “Insieme per la crescita”

Una lettera al Corriere della Sera firmata Silvio Berlusconi, con la quale chiede un armistizio al leader del Pd, Pier Luigi Bersani: “Convergere per la crescita economica del paese” la sintesi del testo. L’opposizione cerca da mesi il dialogo con il Pdl.
A cura di Alessio Viscardi
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berlusconi e bersani

Silvio Berlusconi lancia il suo appello al Partito Democratico dalle colonne del Corriere della Sera: “un grande piano bipartisan per la crescita dell'economia italiana”, questa l'offerta che il Cavalliere fa a Pier Luigi Bersani, segretario del maggiore partito di opposizione che da mesi chiede di convergere con la maggioranza su alcuni punti essenziali per la stabilità del paese. Fioccano le prime critiche, come quella di Francesco Rutelli – leader di Api e membro del Polo della Nazione – che definisce un “inganno” la proposta del Presidente del Consiglio. Nella lettera pubblicata dal Corsera, Silvio Berlusconi chiede di agire insieme in Parlamento con forme da concordare in modo da favorire la ripresa economica dell'Italia.

Fulcro della proposta è la riforma costituzionale dell'articolo 41, che recita “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. La riforma è stata più volte annunciata dal ministro dell'economia Giulio Tremonti, che auspica un riconoscimento del valore del mercato all'interno della Costituzione.

Berlusconi propone a Bersani “misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani” in risposta alle parole di Pier Ferdinando Casini pronunciate durante la sua intervista a “Che tempo che fa” condotto da Fabio Fazio. Il leader dell'Udc sottolineava la paura del voto anticipato all'interno delle compagini berlusconiane.

Altra leva adoperata dal Cavalliere è la tassa patrimoniale:

“Prima di mettere sui ceti medi un’imposta che impaurisce e paralizza, imposta che peraltro sotto il mio governo non si farà mai, pensiamo a uno scambio virtuoso, maggiore libertà e incentivo fiscale all’investimento contro aumento della base impositiva oggi nascosta. Se a questo aggiungiamo gli effetti positivi, di autonomia e libertà, della grande riforma federalista, si può dire che gli atteggiamenti faziosi, ma anche quelli soltanto malmostosi e scettici, possono essere sconfitti, e l’Italia può dare una scossa ai fattori negativi che gravano sul suo presente, costruendosi un pezzo di futuro”.

Infine, anche Silvio Berlusconi – come il presidente Napolitano – si dice preoccupato della particolare aggressività che affligge il sistema politico italiano.

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