Ovviamente il copione è sempre lo stesso. Confusione, dichiarazioni smozzicate, reazioni, le solite dimissioni di Sandro Bondi, la smentita decisa e infine la mezza smentita della smentita. Un classico, condito con tanto di frecciata a Repubblica ("distingue benissimo il vero dal falso ma scrive solo il falso") e con la solita boutade tra il comico ed il paradossale, stavolta sulla crisi economica: "Da uomo di trincea ho suggerito un espediente semplice: in Europa ci sono 23 milioni di imprese e se ciascuna assumesse un lavoratore avremmo risolto il problema. Sembra fantascienza, ma con qualche incentivo si potrebbe fare". Insomma, l'uomo che non vedeva la crisi, con i ristoranti pieni e i tre telefonini a testa, ha trovato ancora una volta la cura miracolosa per i mali dell'intero sistema economico occidentale.
Allo stesso tempo, però, ancora non "scioglie la riserva" sul suo futuro a breve termine. Perché se solo ieri erano in molti a scommettere su un imminente ritorno alla guida del Pdl, magari nell'ottica di una rifondazione complessiva del centrodestra, con i fedelissimi che si spingevano finanche ad ipotizzare un Berlusconi candidato alla Presidenza del Consiglio alle politiche del 2013, oggi arriva qualche passo indietro e qualche mezza conferma. E' sempre Il Giornale a parlare di un Cavaliere che "esclude una sua candidatura alla Presidenza del Consiglio", nonostante gli inviti più o meno sensati di Sallusti e Ferrara. Allo stesso tempo però resta ineludibile un intervento deciso, per tamponare un'emorragia di consensi che rischia di trascinare il partito sotto il 20% e di consegnare su un piatto d'argento la vittoria elettorale al centrosinistra. Rigettare le dimissioni di Bondi, riconfermare (a tempo) Alfano e soprattutto continuare il lento percorso di avvicinamento all'area centrista: ecco in estrema sintesi le mosse a breve termine del Cavaliere. Il quale, inutile nasconderlo, conta in un nuovo predellino per rivitalizzare i suoi e compattare il fronte, in vista anche delle vecchie e nuove battaglie parlamentari che attendono i suoi peones nelle prossime settimane: riforma della giustizia, ddl anti-corruzione e legge elettorale su tutte. Insomma, la vecchia strategia della "dissimulazione e della distrazione mediatica" in attesa della "grande novità che rivoluzionerà la politica italiana" (come annunciato prima delle elezioni amministrative). Un modello vecchio, che si spera abbia fatto il suo tempo…