Referendum, Berlusconi: “Se vince il Sì, non saremo più democrazia”
Donald Trump è diventato presidente anche perché "è stato 14 anni in tv ed è entrato nelle case delle famiglie americane, è diventato uno di loro", quindi "mi sono chiesto perché anche noi nella ricerca di un leader non guardiamo ai personaggi che sono in televisione da tanto tempo. Tra gli altri mi è venuto in mente Bruno Vespa, per esempio. E poi mi sono fissato sul nome di Paolo Del Debbio". A parlare è Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, ospite del programma "Perché sì, perché no" su Retequattro, condotto dallo stesso giornalista.
"Ricordo che Paolo del Debbio – ha aggiunto – è stato seduto con me nel 1994 a stendere il programma liberale del governo. Se lo vede, gli porti i miei saluti, queste sono le mie considerazioni", ha detto rivolgendosi a lui ironicamente. In chiusura del programma, Berlusconi si è avvicinato nuovamente a Del Debbio, invitandolo a prendere sul serio la sua offerta. "Ci rifletta. E col sorriso ho detto una verità", ha detto.
Durante l'intervista, il Cavaliere ha dichiarato che la riforma costituzionale Renzi-Boschi "divide il Paese, se venisse approvata ci sarebbe il 50 per cento del Paese che non sentirebbe la Costituzione come la legge delle leggi, che regola la convivenza civile. È una riforma sbagliata". Il solo il fatto, ha proseguito, "di aver fatto una riforma divisiva e non condivisa dice che la riforma è sbagliata". Inoltre, "se vince il Sì non saremmo più una democrazia: il Pd, togliendo il voto per i senatori, avrà sempre la maggioranza nel Senato, perché il Pd governa 17 regioni contro tre del centrodestra. Con una vittoria del Pd Renzi diventerebbe padrone del suo partito, padrone del governo, padrone del senato, sceglierebbe i membri degli organi di garanzia. Sarebbe un regime dove un'esigua minoranza governa".
Berlusconi ha concluso dicendo che "la vittoria del Sì ci porterebbe verso una dittatura della sinistra", mentre il No consente di "mandare a casa un governo incapace" e "poterci sedere a un tavolo tra protagonisti responsabili per riscrivere una nuova Costituzione condivisa".