Berlusconi: “Putin non è un nemico, serve subito un governo per mediare fra Russia e Usa”
Il precipitare della crisi in Siria, con l'intervento militare congiunto di USA, UK e Francia, non poteva non avere immediate ripercussioni sullo stallo determinatosi in Italia dopo le elezioni politiche del 4 marzo. Dopo il nulla di fatto del secondo giro di consultazioni, dunque, la svolta potrebbe arrivare da fattori esterni, o meglio, dalla necessità che l'Italia abbia un governo pienamente operativo per gestire una eventuale escalation della crisi siriana. Ne è convinto anche Silvio Berlusconi, che oggi ha scritto una lunga lettera al Corriere della Sera per spiegare la sua posizione e per riflettere sul ruolo che il prossimo governo italiano dovrà avere nei mesi che verranno.
Spiega il Cavaliere: "Non si tratta di schierarsi da una parte o dall’altra, ma di ragionare e di agire su una possibile soluzione per evitare l’ulteriore aggravarsi della situazione. Per questo l’Italia avrebbe bisogno al più presto di un governo nella pienezza dei suoi poteri: non un governo qualsiasi, con una qualsiasi maggioranza parlamentare, ma un governo autorevole sul piano interno e internazionale, interlocutore riconosciuto e capace di farsi ascoltare delle maggiori potenze".
Berlusconi considera quello di Assad "un governo dittatoriale e crudele, con alleati molto pericolosi e cui va assolutamente impedito l’uso di strumenti che il diritto internazionale e la coscienza morale condannano, come le armi chimiche"; ma invita a non lasciarsi andare a giudizi sommari e affrettati: "Per esempio non tutti i nemici di Assad sono amici dell’Occidente e delle libertà, ed anzi come è noto il dittatore siriano ha garantito, con metodi certo deplorevoli, un grado di laicità dello Stato e di rispetto delle minoranze religiose poco frequente nel Medio Oriente". Il punto è che l'Occidente non può negare i meriti di Putin, il cui intervento diretto in Siria "ha impedito quanto accaduto in Libia con Gheddafi", un errore che in quel caso ha "prodotto una catastrofe della quale pagano ancora le conseguenze i libici, sprofondati in un caos sanguinoso, ma anche noi italiani, vittime della ripresa drammatica dell’immigrazione clandestina che il nostro governo era riuscito a bloccare proprio grazie agli accordi con Gheddafi".
Berlusconi ricorda l'accordo di Pratica di Mare e ribadisce che la Russia di Putin va vista come un alleato: "Questo non significa che non vi possano essere visioni diverse o interessi in contrasto, significa che tali contrasti vanno risolti in accordo e non in conflitto con Mosca, anche proprio per garantire i diritti umani delle popolazioni che hanno già sofferto atrocemente le conseguenze della guerra, come avviene in Siria". Un compito di mediazione che potrebbe essere svolto da un governo italiano, perché "proprio nel Mediterraneo noi abbiamo grandi interessi in gioco e un ruolo strategico imprescindibile".