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Berlusconi pronto allo strappo: cala il sipario sulle larghe intese

Silvio Berlusconi avrebbe ormai deciso: non ha senso continuare un rapporto con chi è pronto a votare la sua decadenza da senatore. Letta al capolinea?
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Fine della corsa, il Paese è di nuovo sull'orlo di una crisi di Governo. Se possibile, ancora più complessa della precedente. A compiere il passo decisivo e a mettere fine alla parentesi delle larghe intese dovrebbe essere con ogni probabilità Silvio Berlusconi, impegnato in  questi giorni in una serie interminabile di confronti, vertici e colloqui riservati con dirigenti, familiari e legali. Tutto ruota ancora intorno alla questione della decadenza da senatore, pratica sulla quale la Giunta per le Elezioni del Senato comincerà a lavorare dal prossimo lunedì.

La linea difensiva del Cavaliere, al netto delle valutazioni di carattere politico, è nota: la richiesta di un'analisi approfondita, con una sorta di "sospensione del giudizio" in attesa che la Consulta si pronunci sulla costituzionalità della legge Severino. Il punto è che, col passare dei giorni, i margini di manovra sembrano sempre più ristretti, come emerge da tre distinti fattori. In primo luogo è emersa la volontà da parte della Presidenza della Giunta di procedere ad un iter rapido, con il Presidente Stefàno che ha parlato addirittura della "fine della prossima settimana" come data probabile per un giudizio definitivo (spiegando come un appello alla Consulta possa avvenire "successivamente"). In seconda battuta il Cavaliere ha dovuto constatare, non nascondendo una certa irritazione, la volontà dei democratici di mantenere la linea della fermezza, con la "sconfitta" dei pontieri e il costante lavoro di tessitura di una maggioranza alternativa nei corridoi di Palazzo Madama. Stesso dicasi per Giorgio Napolitano, dal quale non sono arrivate aperture di sostanza (la linea resta quella del 13 agosto) se non timidi segnali sulla possibilità di grazia (subordinata però ad una richiesta formale e, implicitamente, ad un passo indietro dalle responsabilità politiche). Infine, non da ultimo, Berlusconi sa che la tensione interna al Pdl è ai massimi livelli, con lo scontro tra falchi e colombe e il timore per molti eletti di restare senza paracadute ad eventuali nuove consultazioni.

Messo con le spalle al muro, Berlusconi ha reagito in un modo tutto sommato prevedibile. Ne parla Libero, con un pezzo di Salvatore Dama: "Il Cavaliere non ci sta a essere archiviato così. Non è degno di lui, non lo merita la sua storia. Così ritorna a tirare calci. Lo fa fare ai suoi. Ordina ai dirigenti azzurri di drammatizzare i toni intorno al dibattito sulla decadenza: «Se la sinistra pensa di sbattermi fuori dal Parlamento senza pagarne le conseguenze, avanti, si accomodino. Lo sappia soprattutto Enrico Letta, che ci tiene tanto alla sua poltrona da presidente del Consiglio…». Insomma, la strategia è quella del "tirare la corda". Anche oltre il possibile, senza nascondersi che il rischio di una crisi al buio è più che concreto. E senza il timore di staccare la spina a Letta. A quel punto, poi, tutto tornerebbe nelle mani di Napolitano, da sempre propenso ad evitare ad ogni costo nuove elezioni. Alle quali, per inciso, Berlusconi non potrebbe comunque prendere parte.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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