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Berlusconi: ”Potrei non ricandidarmi. Dopo di me Alfano Premier”

Il Premier lo avrebbe dichiarato nel corso di una serata con alcuni corrispondenti della stampa straniera, nella quale ha parlato anche di Gheddafi, di Ruby (”una mitomane”) e della sua “guerra” contro le “toghe rosse”.
A cura di Biagio Chiariello
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Molti non si saranno stupiti più di tanto nel leggere che Silvio Berlusconi non ha intenzione di ricandidarsi alla guida del governo, al termine del suo attuale mandato. Non è certo la prima volta che il Presidente del Consiglio lascia intendere di essere pronto a passare il testimone. Questa volta, però, l'ipotesi di una sua uscita di scena è ventilata di fronte ad alcuni giornalisti stranieri, ospiti alla cena in cui Berlusconi avrebbe dichiarato di volere come suo successore alla guida del Pdl e quindi e come futuro presidente del Consiglio, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, e come Presidente della Repubblica, Gianni Letta, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio.  "Se ci sara’ bisogno di me come padre nobile, sono disponibile. Potrei essere capolista del Pdl, ma non voglio un ruolo operativo", avrebbe puntualizzato il premier, come riporta il Wall Street Journal. Anche il Guardian gli attribuisce un virgolettato analogo: "Berlusconi ha annunciato che non correrà alle prossime Politiche del 2013 e ha indicato in Alfano la persona alla quale intende affidare il partito".

Affermazione che comunque Berlusconi "ha detto spesso", come precisa il coordinatore del Pdl Denis Verdini, tali quindi da non attribuirgli un peso determinante. In realtà a stupire è il momento in cui il Premier ha rilasciato tali dichiarazioni, e cioè pochi minuti dopo la nuova vittoria in quella che è la sua infinita "guerra" contro le "toghe rosse" per questo appagato dal primo via libera alla Camera del Processo Breve. Il fido Verdini rivela che la sede del partito è stato sommersa di fax e telefonate, il cui senso è "Silvio resisti" e "Silvio non ci tradire!". Secondo Bonaiuti "è bene circoscrivere queste dichiarazioni, rese nel corso di una cena, di una chiacchierata libera, ma non sono cose da dare in modo così apodittico, non c'è nulla di deciso".

Durante la cena, dalle quale sono stati esclusi i cronisti italiani, Berlusconi ha parlato di numerosi argomenti: di Ruby ("una mitomane") e delle sue "elegantissime "festa", poi della sua relazione "personale" con Muammar Gheddafi, riferendo che alla vigilia della decisione sulla No fly zone da adottare in ambito Nato ha pensato alle dimissioni: "Con tutte le difficoltà personali che tale decisione rappresentava per me -avrebbe detto il Premier- ho pensato che fosse mio dovere dimettermi. Tutti mi hanno chiesto di non farlo, e così sono rimasto al mio posto". Ma soprattutto ha parlato del "cancro" che lo affligge dal 1992: i magistrati: "In Italia – ha spiegato ai corrispondenti esteri – abbiamo avuto le Br che usavano i mitra, ma certi pm sono peggiori perché usano il potere giudiziario: sono più pericolosi per la democrazia".

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