Giornate interlocutorie per Silvio Berlusconi, con l'avvicinarsi dell'esame della Giunta sulla questione della decadenza da senatore come conseguenza della condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale. Al centro delle riflessioni del Cavaliere e dei suoi fedelissimi vi è sempre la strategia difensiva, che solo apparentemente sembrava già incardinata con la presentazione delle carte alla Presidenza della Giunta di Palazzo Madama. In effetti, ormai appare scontato che la difesa potrebbe muoversi su un doppio binario, con la necessaria riflessione sul percorso per così dire "personale" di Berlusconi e la controffensiva politica.
Del primo ne parla Fuccaro sul Corsera, evidenziando come nelle riflessioni del Cavaliere sia spuntata anche l'esigenza di tutelare il proprio patrimonio personale e familiare, cercando di non legare il suo destino politico (che appare quantomeno compromesso, come gli ha ricordato senza mezze misure anche Rosy Bindi) a quello delle sue aziende: "Se rompe e tenta di salvare l'onore politico, il risultato sarà che i titoli dell'arcipelago Mediaset verranno penalizzati ma non avrà la certezza che si vada a votare, come ha fatto capire il capo dello Stato in più di un'occasione. Se, al contrario, si dimette compie un atto di sottomissione e forse proprio per questo potrà incorrere in un gesto di clemenza: non salverà l'onore ma (forse) avrà salvaguardato il patrimonio, suo e dei familiari. Insomma, una scelta per nulla facile, sulla quale pesano i dubbi di una nuova «caccia all'uomo», dopo la perdita dello scudo parlamentare, da parte di qualche pm".
Un rebus complesso, nel quale si inserisce anche la questione della ricostruzione dell'area di centrodestra e i rapporti di forza all'interno dell'esecutivo. E che in siffatte condizioni rompere l'alleanza di Governo non sia una buona idea deve essere considerazione condivisa nell'entourage di Berlusconi, anche considerando la girandola delle dichiarazioni – smentite degli ultimi giorni. Il problema è che al Popolo della Libertà non resta nemmeno la "minaccia" del voto anticipato, dal momento che il Capo dello Stato ha fatto capire di non essere disposto a trascinare nuovamente il Paese alle urne (ove mai ci fossero le condizioni per una soluzione alternativa, è chiaro) e allo stesso tempo non vi sono garanzie per l'agibilità politica di Silvio Berlusconi che a quel punto sarebbe incandidabile. Insomma, la strada è stretta e la linea Letta (Gianni, ovviamente), che comporta tempi lunghi per l'esame della Giunta, sarebbe almeno un paracadute per aziende e partito. Sempre ammesso che i falchi non riescano nuovamente a spuntarla.