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Berlusconi, nuovo videomessaggio: “Riformeremo la giustizia che si è accanita contro di me”

Nuovo videomessaggio di Silvio Berlusconi rivolto ai Promotori della libertà: “Non fuggo, pronto ad andare a Tribunale dei ministri”.
A cura di Cristian Basile
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Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nella bufera dello scandalo Ruby, è tornato a parlare ai cittadini ed ai suoi elettori con un nuovo video-messaggio nel quale conferma la sua intenzione di non volersi dimettere. Per Silvio Berlusconi, in merito all’inchiesta a suo carico, la sede per farsi giudicare è il Tribunale dei Ministri e non quelle che lui definisce come le “toghe politicizzate“.  Ha poi aggiunto che“Noi governiamo e continueremo a governare“, elecando i provvedimenti che l’attuale Governo ha messo in atto, da quello sulla Scuola a quello sull'Università e passando per la riforma federalista attualmente in discussione in Parlamento.

Ecco il testo del videomessaggio di Silvio Berlusconi:

Care amiche e cari amici,

ormai sta diventando un appuntamento fisso questo nostro incontro settimanale che ci dà l'opportunità di fare il punto sulla situazione politica e di Governo. Vi devo confessare che guardando certi giornali mi viene da pensare che io sia Presidente del Consiglio ad opera di chissà chi e quasi per caso, come se fossi il beneficiario di un sorteggio e non perché il Popolo della Libertà da me guidato ha vinto nettamente le elezioni.

Anzi, è giusto ricordare che io, il mio Governo, il mio partito e la mia maggioranza oltre ad avere vinto le elezioni politiche del 2008, abbiamo vinto anche nelle elezioni Europee, e poi nelle Regionali e nelle amministrative. Abbiamo avuto una continua legittimazione popolare e continuiamo quindi a governare con l'impegno di sempre, forti del sostegno solido e chiaro degli italiani che ancora oggi danno più del 45% alla nostra coalizione nei sondaggi. Non siamo noi ad aver tradito chi ci ha eletto. Noi portiamo avanti coerentemente il programma di governo concordato con gli Italiani. Non siamo noi ad aver stracciato il contratto col popolo, che ci aveva conferito un mandato talmente ampio da poter configurare questa come una legislatura costituente.

Non siamo noi ad aver sabotato il cammino delle riforme facendo ripiombare il Paese nei teatrini della vecchia politica, delle verifiche e dei voti di fiducia a ripetizione. La verità è che contro di noi si è coalizz ata tutta la vecchia politica che da sempre si frappone al rinnovamento, anzi quella politica che porta la responsabilità della crisi dello Stato, dell'economia e della società italiana, quelli che nella Prima Repubblica erano fra loro nemici, si sono messi tutti insieme contro di noi, contro il Governo espressione della maggioranza degli italiani nella vana speranza di mandarci a casa. Non hanno in comune alcun valore, l'unica cosa che li unisce è conquistare il potere e far fuori Berlusconi con il soccorso rosso delle toghe politicizzate, pronte a intervenire ogni qual volta la situazione lo richieda. Ebbene, ancora una volta questa offensiva è stata e sarà respinta.

Noi abbiamo la forza del popolo e la forza dei numeri: le opposizioni riunite ci hanno imposto, dal 29 settembre ad oggi, ben sette verifiche parlamentari sulla tenuta del governo, e noi abbiamo sempre vinto: 7 a zero su questioni cruciali come ben due voti di fiducia (il 29 settembre ed il 14 dicembre), contro due sfiducie individuali ai ministri Calderoli e Bondi (22 dicembre e 26 gennaio), con l'approvazione della riforma dell'Università del ministro Gelmini (23 dicembre), con il decreto per Napoli convertito in legge e con la relazione sullo stato della Giustizia del ministro Alfano (il 29 gennaio).

Il Governo non si è mai fermato, neanche per un momento. Anche questa mattina il Consiglio dei Ministri ha lavorato per risolvere decine di problemi con vero spirito di squadra e con grande unità. Di fronte alla politica di palazzo noi abbiamo risposto con cinque obiettivi concreti: Federalismo, Fisco, Sud, Giustizia, Sicurezza.  Noi abbiamo approvato tutti questi provvedimenti in successivi consigli dei ministri, ad eccezione della riforma tributaria alla quale stiamo lavorando con le forze sociali e della riforma della Giustizia, che è stata bloccata da Fini e dai suoi. Ma da oggi in poi queste riforme, già concordate con gli elettori, saranno in testa all'agenda del governo, insieme al federalismo.

Noi, negli ultimi due mesi, abbiamo approvato in via definitiva la riforma dell'Università che completa l'intero ciclo della rifondazione della scuola, la prima che viene attuata nel dopoguerra. È stata approvata e diviene operativa la Banca del Sud.  È già operativo il finanziamento della Cassa depositi e prestiti alle piccole e medie imprese. Noi abbiamo attuato una riforma della previdenza che nel pubblico impiego allinea l'età della pensione per uomini e donne, e che per tutti dispone l'aggancio tra pensioni e aspettativa di vita: un meccanismo all'avanguardia in Europa. Il tutto senza un'ora di protesta, un'ora di scioperi.

Noi abbiamo rinnovato il finanziamento per la detassazione degli straordinari, fondamentale per rilanciare la competitività delle imprese. Insomma, dopo aver difeso gli interessi italiani nelle sedi europee, ottenendo la riclassificazione del debito pubblico in base a criteri di sostenibilità, dopo aver varato una legge di stabilità finanziaria che è stata approvata dall'Europa senza alcuna richiesta di manovra aggiuntiva, cioè di altri tagli che avrebbero depresso e forse compromesso la ripresa economica; dopo aver messo al riparo l'Italia dalla speculazione internazionale e dopo aver garantito la coesione sociale del Paese stendendo una rete di ammortizzatori sociali di ben 32 miliardi di euro, ora siamo impegnati a condurre in porto il federalismo, realizzando così una riforma storica, che ridisegnerà il volto dello Stato nel 150.mo anniversario dell'Unità d'Italia.

Sono dunque orgoglioso di quanto abbiamo fatto finora, nella convinzione che il centrodestra resti l'unica coalizione in grado di assicurare l'unità d'Italia e l'unica garanzia di governabilità, a fronte di un'opposizione debole, divisa e frammentata, senza leader, senza idee, senza programmi, che sa solo proporre nuove tasse, come, ad esempio, la patrimoniale che penalizzerebbe tutte le famiglie italiane, che deprimerebbe gli investimenti, metterebbe in fuga i capitali e riaprirebbe la corsa alla spesa improduttiva. Finché ci sarò io, proposte come queste non passeranno mai: gli italiani lo sanno e possono stare tranquilli la patrimoniale non passerà mai. Cari amici, come ormai tutti sapete, le tempeste non mi spaventano, e più grandi sono, più mi convinco che è necessario reagire nell'interesse di tutti i cittadini, nell'interesse del nostro Paese. In diciassette anni ne ho viste tante: hanno cercato con ogni mezzo di cancellarmi dalla politica e dalla storia, lo hanno fatto anche colpendomi fisicamente, ma mai, dico mai, i nostri avversari avevano raggiunto vette così vergognose di irresponsabilità, di cinismo e di illiberalità, violando le norme più elementari del diritto e usando illegittimamente l'arma dell'indagine giudiziaria a fini di lotta politica. Perché da troppo tempo una parte della magistratura persegue con ogni mezzo il sovvertimento della volontà popolare, e per far questo non si ferma davanti a nulla.

Quando in un Paese democratico – e questo accade solo in Italia – si arriva a violare il domicilio del presidente del Consiglio, e a considerare possibile indiziato di reato chiunque vi entri – significa che il livello di guardia è stato ampiamente superato. Non è un Paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni. Non è un Paese libero quello in cui un cittadino può trovare sui giornali delle proprie conversazioni che fanno parte del proprio privato e che non hanno nessun contenuto penalmente rilevante. Non è un Paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto.

E' giunto il momento di ristabilire una reale separazione e un corretto equilibrio fra i poteri e gli ordini dello Stato. Sia chiaro che io non ho alcun timore di farmi giudicare. Davanti ai magistrati non sono mai fuggito, e la montagna di fango delle accuse più grottesche e inverosimili in 17 anni di persecuzione giudiziaria non ha partorito nemmeno un topolino: i mille magistrati che si sono occupati ossessivamente di me e della mia vita non hanno trovato uno straccio di prova che abbia retto all'esame dei tribunali. Ma io ho diritto, come ogni altro cittadino, di presentarmi di fronte al mio giudice naturale, che non è la Procura di Milano ma il giudice assegnatomi dalla Costituzione cioè il Tribunale dei Ministri che non è un tribunale speciale fatto apposta per me, ma è composto da giudici scelti per sorteggio. E avendo la coscienza totalmente tranquilla, lo farò appena sarà stata ristabilita una situazione di correttezza giudiziaria.

Amici cari, io vado avanti nell'interesse del Paese che mi ha scelto come Capo del governo e che non ha mai rinnegato questa scelta, e lo farò fino a quando sentirò la fiducia degli elettori e della maggioranza del Parlamento, che sono gli unici capisaldi di ogni vera democrazia. Noi governiamo, e continueremo a governare, il fango ricadrà su chi cerca di usarlo contro di noi.
Un saluto affettuoso a tutti Voi.

https://www.youtube.com/watch?v=kFG1uJPgtHA
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