Berlusconi pensa ai servizi sociali (e non si fida dell’indulto)
Per il momento la ricostruzione di chi ha visto nel messaggio di Napolitano al Parlamento un tentativo di salvare Silvio Berlusconi dalla "detenzione" non è del tutto convincente. A dimostrarlo, oltre alla constatazione del fatto che per prassi i reati fiscali non sono mai stati coperti dall'indulto, anche le indiscrezioni che filtrano da Palazzo Grazioli e che vogliono un Berlusconi per nulla speranzoso nella possibilità di ottenere un salvacondotto giudiziario grazie ai provvedimenti sollecitati dal Capo dello Stato. Sia Bei su Repubblica che Galluzzo sul Corsera sembrano concordare su un punto: "Il messaggio alle Camere di Giorgio Napolitano, sulle carceri, su provvedimenti di clemenza che abbiano l’utilità di alleggerire il sovraffollamento, è stato accolto con un doppio registro dagli esponenti del Pdl: per Renato Schifani è segnale atteso e importante, se alla fine si varasse un indulto sarebbe cosa utilissima anche al caso specifico, Alfano e i ministeriali ci leggono un segno inequivoco di pacificazione, ma per molti cosiddetti «lealisti» cambia poco o pochissimo. Restano del tutto freddi gli avvocati. Ghedini, convinto che «l’amnistia per Berlusconi non c’entra nulla». Longo, che ricorda come «nell’indulto non sono mai stati inseriti reati fiscali». In questo quadro la reazione di Berlusconi risente delle varie interpretazioni, non è lontana da un corposo scetticismo misto ad un senso di scoramento complessivo, del tipo «sono troppo stanco per crederci ancora»".
Del resto, il Cavaliere dovrà nei prossimi giorni sciogliere definitivamente il nodo della richiesta di assegnazione ai servizi sociali. Il 15 ottobre è la data ultima, oltre la quale scatteranno i domiciliari in modo automatico (ovviamente con il "condizionale" relativo alla condizione senatoriale di Berlusconi) e resta ancora da formalizzare la richiesta di affido. E soprattutto resta da capire in cosa consisterà il "servizio sociale" del Cavaliere, decisamente infastidito alla possibilità di una pubblica umiliazione.