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Berlusconi è l’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno (ma lo sa anche lui…)

The Economist nuovamente in prima linea contro il ritorno di Silvio Berlusconi sulla scena politica italiana. Ma stiano tranquilli: il Cavaliere non tornerà a Palazzo Chigi (e lui lo sa…).
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Berlusconi-MichelleObama

"Berlusconi dalla politica non è mai uscito", la certificazione dell'ex ministro Ignazio La Russa, peraltro uno degli "scettici" del Pdl, arriva proprio nel giorno in cui l'Economist lancia il suo (ennesimo) anatema su un eventuale ritorno di Silvio Berlusconi alla guida del Paese. In un corsivo dal titolo inequivocabile "The last thing Italy needs", infatti si legge:

Poche cose potrebbero essere peggio per la credibilità (e per il credito) dell'Italia, che gli investitori passino i prossimi nove mesi a chiedersi se Silvio Berlusconi possa tornare primo ministro. Ma questo è sempre più probabile.

[…] Il suo piano, a quanto sembra, era quello di rilanciare il suo partito sulle basi dei principi del libero mercato che aveva esposto quando era sceso in campo nel 1994, ma che aveva clamorosamente mancato di applicare nei nove anni successivi quando ha governato l'Italia. Un altro segno che Berlusconi punti ad un nuovo inizio, è la dichiarazione di Alfano che pensa che Nicole Minetti, un imbarazzante ricordo del recente passato l'ex premier, dovrebbe dimettersi come consigliere regionale in Lombardia.

Se non altro, gli eventi recenti hanno dimostrato che il magnate dei media ha ancora una capacità enorme di attirare attenzione su di sé. […] Ma ciò significa che, come alla fine degli anni novanta e metà degli anni 2000, può tornare dalla quasi morte politica? Negli otto mesi da quando ha lasciato l'incarico, nominando Alfano alla guida del Pdl, la popolarità del suo partito è precipitata. […] Ci sono tre possibili ragioni. Una è che il PdL sta pagando il prezzo per il suo sostegno parlamentare al governo tecnocratico di Mario Monti e dell'Unione europea […] Una seconda teoria è che il PdL è perso senza il suo fondatore. Ma bisogna anche arguire che stia soffrendo perché Berlusconi non ha mai lasciato libero Alfano di costruire un proprio rapporto con l'elettorato. Una terza ragione della situazione del PdL, che Berlusconi è senza dubbio restio a prendere in considerazione, è che un numero crescente di italiani si sia reso conto che gli otto anni tra il 2001 e il 2011, quando era al potere, sono stati un disastro per l'economia del Paese.

Berlusconi dunque parte per la rimonta dal punto più basso e meno promettente di sempre. Ma le sue risorse sono virtualmente senza confini, la sua comunicazione è eccezionale e ha una carta forte da giocare, qualora lo decidesse. Gli italiani sono inevitabilmente irritati dall'aumento delle tasse e dai tagli alla spesa di Monti. una promessa di invertire le attuali politiche di governo potrebbe portare consensi al Pdl. Nonostante l'allarmante spettro del suo ritorno comunque le chance di Berlusconi non sembrerebbero essere ancora molte.

Insomma, il peggiore scenario possibile sarebbe quello con Berlusconi premier. Eppure, come mostrano sondaggi e "analisi" di vario tipo, si tratta di una evenienza molto remota, per non dire impossibile. Malgrado infatti la volontà di Silvio di andare avanti nella riorganizzazione del partito e nella valutazione della campagna di comunicazione (nonché, come anticipa Labate sul Corsera, con l'intenzione di annunciare ufficialmente la propria candidatura dopo la sentenza Ruby), la sensazione è quella di un "classico" gioco delle parti. Berlusconi sa bene che non ha la minima possibilità di vincere le elezioni e, malgrado la propaganda dei giorni scorsi, conosce bene la "reale portata" dei sondaggi, nonché il clima da resa dei conti che si respira all'interno del Popolo della Libertà. E, come ipotizzavamo qualche giorno fa, non ha alcuna intenzione di prendere un'imbarcata senza rete di protezione alle prossime elezioni. E la speranza, nemmeno tanto nascosta, è quella di un altro "periodo di transizione a guida tecnica", magari sostenuto ancora da una grosse koalition (parlamentare soltanto?). Così il piano sarebbe meno ambizioso: limitare i danni alle urne per avere comunque una discreta rappresentanza parlamentare da mettere sul piatto della bilancia. E (purtroppo) in questo senso, l'alleato migliore del Cavaliere è la recrudescenza della crisi economica.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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