Ecco, per la serie "notizie che non lo erano", se c'è una cosa che la crisi di governo ha confermato è la valutazione di merito sulla possibilità che in Italia possa funzionare un Governo delle larghe intese, di pacificazione o di unità nazionale (chiamatelo come volete, la sostanza non cambia). Ne abbiamo scritto più volte, ipotizzando come questo centrosinistra e questo centrodestra non fossero compatibili, non avendo null'altro in comune se non la volontà di sopravvivenza, la cristallizzazione delle posizioni dei rispettivi gruppi dirigenti e l'istinto di autoconservazione. Abbiamo ricordato l'inutilità dell'appello alla responsabilità, anche perché citando Michele Serra, "viene da domandarsi quante giuste cause, quanti sacrosanti obiettivi, quanti atti di coraggio, quanti germi di novità sono stati scannati come agnelli sacrificali sull'ara del senso di responsabilità".
Ora dovremmo stupirci del fatto che Berlusconi è disposto a mandare tutto all'aria per "questioni personali?". Dovremmo stupirci del fatto che l'ordine del leader sia stato eseguito senza colpo ferire da quasi 200 parlamentari? Dovremmo credere alla versione della "responsabilità di fronte all'abisso" che i democratici utilizzeranno per giustificare l'ennesimo probabile pastrocchio? Come chiede Gilioli ai dirigenti del Pd: "Davvero non sapevate, 150 giorni fa, chi era Berlusconi, dopo che lo abbiamo conosciuto per vent’anni? Lui, i suoi reati, il suo disprezzo per le regole, per il Parlamento, per la Costituzione?".
Certo, ci sarebbe più che altro da mettere la parola fine ad una stanca rappresentazione, con un copione tanto insulso quanto ripetitivo. Ci sarebbe da mettere fine a questo strazio, da dire "basta", come sottolinea il nostro direttore Francesco Piccinini. Basterebbe cominciare a "parlare il linguaggio della verità", come pure Letta aveva promesso di voler fare. Prima di "credere alle buone intenzioni" del leader del Pdl. Una contraddizione in termini, verrebbe da dire.