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Elezioni politiche 2022

Berlusconi dice che con il centrodestra al governo le sentenze non saranno appellabili

Silvio Berlusconi lancia una nuova ‘pillola’ del programma, in vista delle elezioni politiche: “Quando governeremo noi, le sentenze di assoluzione, di primo o di secondo grado, non saranno appellabili”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Silvio Berlusconi è tornato con un nuovo video con la sua consueta ‘pillola', in cui propone un tema del programma elettorale del centrodestra, in vista del voto del 25 settembre: "Oggi cominciamo a parlare di giustizia. In Italia migliaia di persone ogni anno vengono arrestate e processate pur essendo innocenti. Il processo è già una pena, che colpisce l'imputato, ma anche la sua famiglia, i suoi amici, il suo lavoro. Per questo non deve trascinarsi all'infinito, in appelli e controappelli. Quando governeremo noi, le sentenze di assoluzione, di primo o di secondo grado, non saranno appellabili. Un cittadino – una volta riconosciuto innocente – ha diritto di non essere perseguitato per sempre. Anche perché perseguitare gli innocenti significa, qualche volta, lasciare i veri colpevoli in libertà", ha scritto sui social.

A pochi giorni della proposta dell'elezione diretta del presidente della Repubblica, che secondo il Cavaliere dovrebbe portare alle dimissioni di Mattarella, il leader azzurro sgancia un'altra bomba, che solleva subito polemiche. La reazione della magistratura non tarda ad arrivare: "Non bisogna identificare in ogni assoluzione – ha spiegato all'AGI il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia la ‘prova' che quel processo non andasse fatto. È un modo distorto, perché i processi si fanno per accertare la verità: che una parte dei procedimenti istruiti finisca con l'assoluzione è fisiologico".

Santalucia ha poi ricordato: "L'inappellabilità da parte del pubblico ministero delle sentenze di assoluzione in primo grado nel 2006 era stata introdotta dalla cosiddetta legge Pecorella e la Corte Costituzionale l'ha ritenuta impraticabile e incostituzionale". E in effetti la Consulta aveva bocciato la legge Pecorella, ritenendola costituzionalmente illegittima, perché in contrasto con il principio del giusto processo, ex art. 111 Cost., nella parte in cui vieta al pubblico ministero di appellare le sentenze di proscioglimento.

"È un'antica battaglia, oggi più che mai attuale ed è anche nel programma elettorale della Lega", ha spiegato la senatrice del Carroccio, Giulia Bongiorno, interpellata dall'ANSA. A proposito delle riserve espresse dall'Associazione nazionale magistrati, secondo cui appunto la Consulta ha già affrontato la questione dichiarando illegittima la legge Pecorella, Bongiorno ha assicurato: "Ovviamente quando faremo la nostra legge, saremo attenti a tener conto di tutte le indicazioni della Corte costituzionale e segnaleremo tutte le criticità".

Per Bongiorno che è anche responsabile Giustizia della Lega, si tratta di "una battaglia sacrosanta, perché troppe volte abbiamo visto persone inseguite per anni dalla giustizia anche quando c'è un'assoluzione. Crediamo che se risultano assolte, abbiamo diritto a riavere la propria serenità, libertà e dignità".

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