Berlusconi da Bruxelles: l’Italia è una Repubblica giudiziaria
Il Presidente del Consiglio da Bruxelles, dove si trova per il vertice UE, ha lanciato un'altra dura accusa contro i giudici italiani. Nella sua invettiva Berlusconi afferma: "Sono il soggetto universale che si è difeso di più perché è stato il più attaccato: credo che siano 2.568 le udienze che sono state necessarie per ottenere dieci assoluzioni e quattordici archiviazioni. Non c’è nessuno nella storia, di nessun paese al mondo, che è stato attaccato come sono stato attaccato io da certa magistratura".
”Questa volta – dice riferendosi al ‘Caso Ruby‘ – c’è un attacco che riguarda il mio privato e io non posso che condividere l’opinione che i sondaggi ci danno dai cittadini, che continuano a sostenermi: l’ultimo sondaggio mi dà al 51%, quindi il leader europeo più apprezzato dai cittadini." Poi aggiunge di essere estremamente soddisfatto nel vedere il Pdl al 30% secondo i sondaggi e di essere convinto che gli italiani condividono con lui la sensazione di vivere in una "Repubblica purtroppo giudiziaria, commissariata dalle Procure".
Berlusconi ribadisce: "È qualcosa che ci impensierisce molto, perchè la sovranità non è del popolo, la sovranità che il popolo dà ai parlamentari attraverso il voto, per un Parlamento che fa le leggi, ma se la legge non piace a certi Pm, viene impugnata, viene portata davanti alla Corte costituzionale, ed essendo questa con prevalenza dei giudici che vengono dalla sinistra abroga le leggi fatte dal Parlamento. Quindi siamo dentro una situazione kafkiana che dobbiamo assolutamente riuscire a superare".
Infine, poco prima di ricevere la lettera di Napolitano con la quale il Presidente della Repubblica ha dichiarato“che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione” del decreto legislativo sul federalismo (bloccata ieri in bicamerale e ripresentata dal Governo sotto forma di decreto legislativo), Berlusconi ha spiegato che il pareggio-sconfitta, deriva solo da una sbagliata rappresentanza delle forze politiche al suo interno e per questo motivo si è detto certo che anche il Quirinale non potrà contestare questa lettura e con essa nemmeno il decreto legislativo varato dal Consiglio dei ministri.