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Berlusconi, cosa resterà del novantaquattro?

Ospite di Porta a Porta Berlusconi prova ad alzarsi sui pedali per guadagnare terreno. Lo fa con l’equazione del benessere, la scrivania sulla quale firmò il Contratto e “un entusiasmo pari, se non maggiore, di quello che percepivo nel ’94”.
A cura di Andrea Parrella
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Meno due. Siamo in dirittura d'arrivo e, come già si è constatato negli ultimi giorni, i candidati sono visibilmente provati (tutti di veneranda età). Berlusconi ha partecipato a Porta a Porta per tentare l'ultimo allungo, in una volata che molto probabilmente non lo vede in testa, ma quella di queste elezioni assume sempre più la forma di una vittoria di tappa, più che l'assegnazione della corsa.  Era solo contro tutti da Vespa, come piace a lui. E' pressoché indescrivibile la luce che gli si accende negli occhi quando intuisce che l'interlocutore stia muovendo una critica nei suoi confronti. Iniziamo col dire che Vespa, per mezzo del suo maggiordomo Polo Baroni (mai scorderemo di ricordare fosse uno dei due marchesini Pucci di Sapore di Sale), ritira fuori la scrivania impolverata sulla quale Berlusconi, nel 2001, firmò il celeberrimo contratto con gli italiani.

Da lì si parte per elencare i punti del "nuovo" contratto, quello che prevede in cima la restituzione dell'Imu, di cui gli aggiornamenti più recenti ci dicono di file d'anziani agli uffici postali per richiedere il rimborso sulla base della lettera propagandistica inviata dal PdL (se chi escogita cose di questo tipo nel partito si mettesse al servizio dello stato, ne trarremmo, forse, un gran beneficio). Da qui una sfilza di numeri, che stordiscono il telespettatore come ganci ad altezza cinta senza sosta. Il messaggio che deve passare è il seguente: minore peso fiscale su famiglie e aziende, in particolare le piccole, spina dorsale del paese; rivoluzione delle principali procedure di Equitalia (istanze giuste quelle in tutela del cittadino impossibilitato a pagare, sino a quando la cosa non sembra diventare un vero e proprio indulto fiscale). Il tutto passa attraverso il pericolo che al governo salga la sinistra, poiché Monti nemmeno viene preso in considerazione. Anzi, sull'accusa di Monti secondo la quale Berlusconi farebbe un uso illegale dei sondaggi, lui risponde che i suoi non sono sondaggi, ma mere previsioni personali: Monti e i suoi non entreranno in parlamento.

Così come si sente certo che alla fine sarà lui ad uscire vincente dalla gara elettorale. Ma dobbiamo dire la verità, in questa certezza lui pare credere meno di quelli cui lo dice. Ampiamente spiegata anche in trasmissione, nella memoria di questa campagna resterà da incorniciare la titolazione del suo capitolo di programma dedicato alla fiscalità per famiglie e imprese: l'equazione del benessere (meno tasse sulle imprese, meno tasse sulle famiglie, meno tasse sul lavoro producono più consumi, più produzione e più posti di lavoro. Quindi più entrate per lo Stato che può così aiutare chi è rimasto indietro). La definizione è qualcosa che corre in equilibrio su un filo, tra accenni di dadaismo e sano fare da imbonitore. Così sottile che forse gli elettori non la capiscono. Ciliegina sulla torta, lui percepisce nell'aria più entusiasmo di quanto ce ne fosse in occasione della sua discesa in campo: sarà vero? Cosa resterà del '94?

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