Berlusconi condannato e già incandidabile. Ecco perché
Il quattro volte Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è un pregiudicato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con una sentenza definitiva nell'ambito del Processo Mediaset che non stabilisce solamente che nell'arco dei prossimi 40 giorni il Cavaliere dovrà essere posto agli arresti domiciliari (o servizi sociali) per scontare una anno di reclusione (gli altri 3 della condanna per frode sono indultati). La Corte Suprema ha annullato (con rinvio) la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Ciò vuol dire che un'altra sezione della Corte d'Appello dovrà ridefinire l'entità dell'interdizione (richiesta già avanzata dal Pg della Cassazione). Ma la sua carica a senatore può decadere a prescindere dai tempi del processo di appello che ricalcolerà l’interdizione.
Questo è quanto prevede il "Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità", il decreto legislativo 31.12.2012 n° 235 , pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 4 gennaio 2013.
L'articolo 1 recita: "Non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore: a) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, previsti dall'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale; b) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, previsti nel libro II, titolo II, capo I, del codice penale; c) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni, determinata ai sensi dell'articolo 278 del codice di procedura penale".
Nel caso di Silvio Berlusconi, la sua incandidabilità è sopraggiunta poiché gli è stata comminata una condanna definitiva superiore ai due anni (la frode fiscale ha una pena massima di sei anni).
Ancora l'articolo 3 parla del caso Berlusconi: "Qualora una causa di incandidabilità di cui all'articolo 1 sopravvenga o comunque sia accertata nel corso del mandato elettivo, la Camera di appartenenza delibera ai sensi dell'articolo 66 della Costituzione. A tal fine le sentenze definitive di condanna di cui all'articolo 1, emesse nei confronti di deputati o senatori in carica, sono immediatamente comunicate, a cura del pubblico ministero presso il giudice indicato.
L'articolo 66 stabilisce invece che in caso di incandidabilità, un parlamentare può decadere dall’incarico dopo un voto della camera di appartenenza ("Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità"). Non è comunque necessario, perché l'ex premier è già incandidabile. E in tale ottica, dunque, non c'è bisogno di attendere la nuova sentenza d'Appello.