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Berlusconi condannato: cosa cambia dopo la sentenza del processo Ruby

Sette anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici nel caso Ruby. E a novembre la Cassazione si esprimerà sul Processo Mediaset. Poi toccherà all’appello del processo Unipol. E c’è sempre l’inchiesta di Napoli. Insomma, il percorso giudiziario del Cavaliere è tutt’altro che finito.
A cura di Redazione
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Per cominciare i fatti: Silvio Berlusconi è stato condannato in primo grado a 7 anni di carcere con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e prostituzione minorile nell'ambito del cosiddetto processo Ruby. L'accusa aveva chiesto 6 anni e i giudici hanno valutato la concussione per "costrizione", accogliendo in pieno l'impianto accusatorio di Boccassini e Sangermano. Inoltre i giudici hanno disposto una serie di accertamenti per valutare l'attendibilità di tutti quei testimoni che in qualche modo si erano espressi in favore della difesa.

La condanna va ad aggiungersi a quella in appello per il processo Mediaset – diritti tv: 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Un procedimento che a novembre avrà il suo ultimo atto con la decisione della Cassazione. Ma non basta, perché il Cavaliere ha anche una condanna ad un anno di reclusione nell'affaire Unipol, con la diffusione della famosa telefonata fra Fassino e Consorte.

In totale e per il momento (considerando le inchieste di Napoli e ancora di Milano), Berlusconi ha ricevuto finora condanne non definitive per un totale di 12 anni di reclusione, con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. A questo punto, da un punto strettamente tecnico, resta da attendere che la magistratura faccia il suo corso e completi i procedimenti in corso (indagini e gradi successivi di giudizio), ma il quadro resta invariato: l'ex Presidente del Consiglio, attualmente senatore eletto in Molise, ha sul groppone condanne per concussione per costrizione, prostituzione minorile, frode fiscale e concorso in rivelazione di segreto d'ufficio.

Va detto che Berlusconi è incensurato, dunque anche in caso di una condanna in Cassazione per il caso Mediaset – diritti tv potrebbe beneficiare di considerevoli sconti di pena. Poi, sia detto per inciso, resta sempre da capire anche in che modo il provvedimento del Governo per diminuire il sovraffollamento delle carceri influirà su una pena a titolo definitivo.

È chiaro che la condizione di senatore costituisce un ulteriore vincolo / vantaggio: nel caso in cui la Cassazione dovesse confermare una condanna in via definitiva e nel caso in cui non si potessero applicare attenuanti generiche, né sconti di pena, toccherebbe poi sempre al Parlamento autorizzare un eventuale arresto / misura cautelare. Va anche considerata l'età avanzata del Cavaliere (che ha 77 anni), dunque non è ancora chiaro in che misura ci sia il rischio "reale" di misure cautelari di un certo peso. Resta ovviamente il peso di una sentenza che rischia di avere ripercussioni in termini di consenso ed equilibri politici: ma questa è davvero un'altra storia.

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