Berlusconi chiama Renzi nel centrodestra, ma per ora Italia Viva resta fuori dalla maggioranza
Matteo Renzi? Dice cose giuste. In ogni intervista in cui a Silvio Berlusconi si chiede del leader di Italia Viva, la risposta è più o meno sempre la stessa. Insomma, la stima è più che nota, così come la vicinanza politica su alcuni temi che hanno portato Renzi e i suoi più lontani dal centrosinistra. Dalla nascita dell'esecutivo Meloni, però, Berlusconi è tornato all'attacco con maggiore convinzione, consapevole dell'opportunità di rafforzare la maggioranza – con un eventuale ingresso di Renzi e i suoi – e spostare l'asse più verso il centro. Ma anche di costruire un'alternativa credibile se le cose dovessero mettersi male all'interno della coalizione, soprattutto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Già alla fine dell'anno Berlusconi aveva utilizzato una metafora calcistica molto calzante, sostenendo che Renzi avesse scelto il campo politico sbagliato. Oggi, nell'intervista al Corriere, ha ripetuto più o meno lo stesso concetto: "Renzi dice spesso cose giuste – ha detto il leader di Forza Italia – ma fino a quando non ne trarrà le conseguenze politiche, scegliendo la nostra metà campo, non si potrà andare al di là di occasionali convergenze in Parlamento".
Al momento, dalle parti di Italia Viva, non c'è alcuna intenzione di entrare in maggioranza e sostenere il governo Meloni. Non più di quanto il partito centrista già faccia. Non è un segreto che molte volte Renzi e i suoi hanno votato con il centrodestra, ad esempio nella proposta di istituire una commissione d'inchiesta sul Covid, che secondo il resto delle opposizioni sarebbe solo un tentativo di strumentalizzare la pandemia.
Allo stesso tempo, con l'ingresso di Enrico Borghi dal Partito Democratico, il numero dei senatori di Italia Viva è salito a sei: per ora formano ancora un gruppo unico con Azione, che a sua volta ha quattro senatori, per un totale di dieci. Ma nei giorni passati il nuovo strappo di Calenda sulle europee – a cui ha detto di non voler correre con Renzi dopo lo "scippo" della scorsa settimana – potrebbe portare a una scissione del gruppo parlamentare, almeno in Senato. Il motivo è molto semplice: con sei senatori a Palazzo Madama si può formare un gruppo autonomo, mentre i quattro di Azione – Calenda compreso – finirebbero nel Misto.
L'indipendenza del gruppo si tradurrebbe, oltre che in uno strappo definitivo con Azione, Calenda e gli ex di Forza Italia – come Gelmini e Carfagna, che Berlusconi non ha mai perdonato – anche in un margine di manovra maggiore a livello parlamentare. Insomma, non è detto che, in quel caso, la frequenza con cui i parlamentari di Italia Viva voteranno con la maggioranza non aumentino rapidamente. È vero che i numeri di Renzi restano marginali, soprattutto senza più il contributo di Azione, ma se gli ingressi in Italia Viva continueranno con questa frequenza, non è detto che l'ex Terzo Polo non diventi la quarta gamba della maggioranza. Certo, non senza avere qualcosa in cambio.