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Berlusconi al The Atlantic: “Più gay ci sono, minore è la competizione”

In un’intervista al mensile, l’ex Presidente del Consiglio si lascia andare all’ennesima battuta di dubbio gusto. Ma parla anche del suo futuro in politica, di Alfano e della magistratura.
A cura di Alfonso Biondi
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Il Cavalier Berlusconi

Berlusconi in winter (Berlusconi d'inverno). E' questo il titolo che Philip Delves Broughton ha dato alla lunga intervista rilasciata dal Cavaliere al prestigioso mensile The Atlantic. Dopo le sue dichiarazioni apparse qualche giorno fa sul Financial Times, l'ex Presidente del Consiglio concede quindi il bis. E parla di politica, di imprenditoria, di Milan, ma anche di donne, rispolverando il famosissimo bunga bunga.

"IL  THATCHER MANCATO"- Il Cavaliere è tornato sul suo ingresso n politica, una decisione, a suo dire, presa per senso del dovere: "Non sono sceso in campo perché amassi la politica, ma perché avevo paura che i comunisti prendessero il potere" ha spiegato. Un mondo, quello della politica, che Berlusconi dimostra di non gradire e nel quale dice di aver incontrato molto più ingrati e profittatori rispetto a quando faceva l'imprenditore. Il leader del Pdl sottolinea come "nessun politico sia stato capace a muovere le masse come lui", anche se la classica autocelebrazione berlusconiana si ridimensiona notevolmente quando Philip Delves Broughton lo accusa di aver fallito e di non essere stato in grado di imitare le orme della Thatcher, rompendo con le sigle sindacali, riformando il mercato del lavoro e modernizzando il Paese, nonostante le elevate aspettative che molti nutrivano nei suoi confronti ("Many hoped he would be Italy's Margaret Thatcher, breaking the unions, reforming the labor laws, and modernizing the rigid economy. But he never did"). "E' colpa mia, ma anche degli italiani" ha sentenziato il Cavaliere: il suo demerito è stato quello di non essere riuscito a convincere il 51% degli elettori; quello degli italiani, invece, è stato quello di aver dato il proprio voto ai piccoli partiti. "Siamo castrati da queste alleanze" ha sottolineato il Cavaliere.

IL FUTURO E' ALFANO- Lo aveva già detto durante l'intervista rilasciata al Financial Times e, ora, lo ribadisce al The Atlantic: alle prossime politiche non correrà per la poltrona di Presidente del Consiglio. A raccogliere il suo testimone sarà il 41enne Angelino Alfano, attuale segretario del Popolo delle Libertà ed ex Ministro della giustizia. Berlusconi sarà al suo fianco e gli darà tutto il supporto di cui avrà bisogno. L'idea del Cavaliere non è quella di ritirarsi dalla politica, ma di continuare a dare una mano al partito, del quale dice di sentirsi uno dei "padri fondatori".

LE ACCUSE ALLA CONSULTA- Ovviamente non sono mancati gli attacchi alla magistratura. Nello specifico le bordate berlusconiane hanno colpito i componenti della Corte Costituzionale: "Qualsiasi magistrato può impugnare una qualsiasi legge presso la Corte costituzionale e rovesciarla" ha spiegato il Cavaliere, puntando il dito contro la composizione, a suo dire sbilanciata, del collegio di giudici. "Su 15 giudici, 11 sono del centrosinistra", un numero che a suo dire consente di "vanificare il lavoro di 1000 parlamentari e dell'intero governo per due anni".

"PIU' GAY CI SONO, MINORE E' LA COMPETIZIONE"- Berlusconi è tornato anche sullo scandalo a sfondo sessuale, il cosiddetto caso Ruby, scoppiato lo scorso anno, sottolineando di non aver nulla da farsi perdonare: "Tutto quello che ho fatto è sempre stato assolutamente normale.  Nelle cene che si tenevano a casa mia ci sono sempre state molte belle ragazze, ma si è sempre trattato di normali cene, non ho mai fatto nulla di disdicevole". Il Cavaliere, però, si è lamentato delle storie, a suo dire assurde, che sono state costruite su questa vicenda. E qui non poteva mancare una delle sue solite uscite: "L'unica cosa di cui non sono mai stato accusato in tutte queste fantasiose ricostruzioni  è di essere gay. Non ho nulla contro gli omosessuali. Anzi. Ho sempre pensato che più gay ci sono in giro, minore è la competizione".

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