Berlusconi a Mattino Cinque sul legittimo impedimento: “sentenza prevedibile”
Se lo aspettava, Silvio Berlusconi, il verdetto sul Legittimo Impedimento che la Corte Costituzionale ha emesso ieri, scatenando numerose reazioni politiche. Parla con Maurizio Belpietro nel salotto di Barbara d'Urso: Mattino Ciinque. Il Premier commenta la sentenza, sostenendo che questa non demolisce l'impianto normativo della legge. Inoltre, Berlusconi ribadisce di non aver mai voluto che il Legittimo Impedimento fosse approvato e che questo sarebbe stato migliorato dalle precisazione fatte ieri dalla Consulta: la tipizzazione delle fattispecie di impegni definiti come legittimo impedimento per l'attività del Presidente del Consiglio e dei ministri. Presiedere il Consiglio, presiedere riunioni internazionali e tanti altri doveri pubblici sono stati confermati come impedimenti che non permettono all'imputato di presentarsi al processo.
La sentenza non avrà ripercussioni sulla tenuta del Governo. Il verdetto della Consulta è ininfluente e l'esecutivo ha il dovere di andare avanti perché la situazione politico-economica è molto delicata e non si possono tenere elezioni anticipate. Ad ogni modo, il premier Silvio Berlusconi continua a definire i processi a suo carico “grotteschi, inventati e ridicoli”. Fatti che non esistono, assicura il Presidente del Consiglio, imbastiti da colleghi con giudici di sinistra. Per difendersi non gli resta che andare in tv e spiegare agli italiani che lo hanno votato come stanno realmente le cose. Ma il Cavaliere resta ottimista, è impossibile che qualche toga rossa possa condannarlo per fatti che non sussistono. Si tratta solo di persecuzione politica, che seguirebbe Berlusconi sin dalla sua scesa in campo nel 1994.
Sul polverone Fiat sollevato dalla dichiarazioni del presidente Berlusconi in Brasile, da cui aveva ammonito che se dovesse vincere il “no” nel referendum sul Contratto di Mirafioi, Sergio Marchionne farebbe bene ad andarsene dall'Italia per produrre a condizioni più favorevoli in altri paesi. Il premier si augura che ci siano percentuali elevate per il sì, perché sarebbe una vittoria per il buonsenso. Il Governo dà il proprio appoggio all'amministratore delegato di Fiat ed ai sindacati responsabili con Cisl e Uil. Un accordo che serve per tenere aperta la fabbrica di Torino, che se si seguissero le rivendicazioni di Fiom e Cgil dovrebbe chiudere per i grossi buchi di bilancio. Altra grande occasione persa per la sinistra e per il Partito Democratico di aiutare i lavoratori a capire le esigenze delle aziende, chiosa Silvio Berlusconi con più di una frecciatina all'indirizzo del segretario Pd Pierluigi Bersani: “dovrebbe farsi spiegare da Fassino e dal sindaco di Torino, suoi compagni di partito, che con l'accordo si possono conservare posti di lavoro e aumentare anche le retribuzioni”.
Intanto, la situazione si mette male per Silvio Berlusconi senza lo scudo normativo del Legittimo Impedimento. Stando ad indiscrezioni pubblicate da Corriere.it, il premier sarebbe indagato a Milano per il caso Ruby: sfruttamento della prostituzione minorile i capi di accusa.