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Beppe Grillo: “Monti, Letta e Renzi in ginocchio dalla Merkel”

Il capo politico del Movimento 5 Stelle torna sul tema della sudditanza del nostro Paese alla Germania e attacca: “Non possiamo morire per Berlino, né fare la fine della Grecia per accontentare gli interessi tedeschi e le ambizioni dei nostri politici”.
A cura di Redazione
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Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi in ginocchio da Angela Merkel per un omaggio ossequioso al potere tedesco: è questo il ritratto immaginato da Beppe Grillo nel suo post odierno sul suo blog personale. Mettendo da parte per un attimo le polemiche sull'eleggibilità di Silvio Berlusconi che avevano caratterizzato le ultime giornate politiche, il capo politico del Movimento 5 Stelle torna a parlare del senso di sudditanza che contraddistingue il modo in cui i nostri politici si rapportano alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Grillo rivela poi di essere stato contattato da tutti gli ambasciatori nazionali, con la sola esclusione della Germania, che non ha mai chiesto un incontro ufficiale con i rappresentanti del Movimento 5 Stelle.

Da qui l'attacco: "È necessaria una mediazione, un confronto alla pari, per uscire dall'attuale impasse, non la continua genuflessione dei nostri politici. Nell'euro, a queste condizioni, non possiamo più restare se vogliamo mantenere in piedi il nostro sistema produttivo". Così, secondo Grillo, servono gli Eurobond per suddividere il rischio Paese su tutta l'area euro. Ma ecco come articola il ragionamento Grillo:

Dopo le elezioni politiche di febbraio sono stato contattato ufficialmente, con una lettera o una mail seguita da una telefonata, dagli ambasciatori dei principali Paesi. Ho riscontrato da parte loro grande curiosità e interesse per il M5S e forte preoccupazione per il futuro dell'Italia e per l'effetto domino che una crisi del nostro Paese potrebbe comportare. Solo una grande Nazione non ha chiesto un incontro ufficiale: la Germania. Sono convinto che si tratta di una distrazione. Negli incontri ho ribadito, sempre, la necessità per l'Italia di avere una maggiore sovranità per le decisioni in campo economico, militare, monetario. Non credo sfugga a nessuno che l'Italia di oggi assomigli in modo sempre più smaccato a quella del Seicento, del "Franza o Spagna purché se magna". Sostituite la Francia e la Spagna con la Germania e gli Stati Uniti e ci ritroviamo nel XXI° secolo. Il pellegrinaggio ossequioso, subito dopo il loro insediamento, dei nostri primi ministri, come Rigor Montis e Capitan Findus Letta, presso la Merkel (e persino del voglioso ebetino di Firenze, che non vanta alcuna credenziale se non quella di aver vinto alla Ruota della Fortuna) ricordano la ricerca della benedizione papale dei grandi feudatari del medio evo. In ginocchio, baciando il sacro anello. "Gott mit uns". Gli interessi economici della Germania e quelli dell'Italia non coincidono più da molto tempo, dal nostro ingresso nell'euro, che in realtà è un marco mascherato. E' necessaria una mediazione, un confronto alla pari, per uscire dall'attuale impasse, non la continua genuflessione dei nostri politici. Nell'euro, a queste condizioni, non possiamo più restare se vogliamo mantenere in piedi il nostro sistema produttivo. O si creano gli eurobond, titoli pubblici garantiti dalla BCE, per suddividere il rischio Paese su tutta l'area euro, o si ristruttura il nostro debito pubblico, in sostanza si congela il capitale investito o si rinegoziano gli interessi nel tempo. Entrambe queste ipotesi sono viste dalla Germania, che possiede una gran parte dei nostri titoli pubblici, come l'orticaria, ma tertium non datur, non vedo altre possibilità per rimanere nell'euro. Non possiamo morire per Berlino, né fare la fine della Grecia per accontentare gli interessi tedeschi e le ambizioni dei nostri politici. Primum vivere, con o senza euro.

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