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Beppe Grillo: “L’economia italiana è al collasso, siamo falliti nel 2011”

Nel primo giorno delle elezioni amministrative 2013, Beppe Grillo sceglie di parlare di economia e, dalle pagine del suo blog, racconta, con le parole di Roberto Orsi, “il discreto collasso dell’economia italiana”.
A cura di Redazione
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Nel giorno in cui quasi 7 milioni di italiani sono chiamati a votare per le elezioni amministrative, Beppe Grillo sceglie di raccontare agli utenti del suo blog "il discreto collasso dell'economia italiana". Per farlo si affida alle parole di Roberto Orsi della London School of Economics and Political Science, studioso di altissimo livello e già in passato punto di riferimento per il Movimento 5 Stelle. Il quadro tracciato è senza dubbio preoccupante, con "la condizione della macroeconomia italiana che non mostra alcun segno di miglioramento", nel "silenzio della stampa internazionale". Secondo Orsi, in particolare: "Non è esagerato affermare che l’economia italiana sta crollando. L’Italia è la terza economia dell’eurozona, dopo la Germania e la Francia, ed ha contratto il più grande debito pubblico (più di duemila miliardi di euro) che è andato crescendo ad un ritmo sorprendente […] Per il momento, grazie alla BCE (che ha acquistato 102,8 miliardi di euro di debito italiano tra il 2011 e il 2012) e specialmente al meccanismo LTRO, le finanze italiane hanno potuto essere tenute a galla".

Ma non è tutto, perché secondo Orsi (in una tesi sposata in pieno da Grillo) la situazione non può che peggiorare e si continuerà ad andare verso un fallimento assistito del Paese:

La verità è che lo Stato Italiano è fallito nell’estate del 2011, quando gli interessi del debito nazionale andarono fuori controllo e, come risultato, l’Italia perse l’accesso ai mercati finanziari. Ma, a causa dell’importanza dell’Italia come realtà economica e come DEBITRICE, la BCE e le autorità politiche europee hanno acconsentito alla creazione artificiosa di una parvenza di mercato attorno alla finanza pubblica italiana […] Lo Stato Italiano si è finora arrabattato per difendere la propria posizione finanziaria per mezzo di ulteriori tassazioni, piccole riduzioni di spesa e altri prestiti. Come illustrato prima, lo schema di questi nuovi prestiti è stato architettato con la BCE e il settore bancario. La tassazione ha raggiunto livelli record, e con la stretta creditizia sta asfissiando l’economia interna. I tagli di spesa sono stati applicati fino ad un certo punto ma, come l’aumento delle tasse, hanno un effetto deprimente sull’economia per non parlare della loro difficile applicazione in un sistema clientelistico per non dire apertamente cleptocratico come quello Italiano.

Sotto la pressione della UE l’Italia si è impegnata a misure rigorose di controllo della spesa pubblica, fino ad introdurre un emendamento costituzionale per farle rispettare. Sembra assurdo ma il bilancio dello Stato appare in attivo se non si considerano gli interessi passivi sul debito, ma questo è dovuto al fatto che lo Stato spesso “dimentica” di pagare i suoi fornitori: lo scoperto nei confronti delle aziende fornitrici ammonta a una cifra oscillante fra 90 e i 130 miliardi di euro. Non è difficile immaginare che, in pochi mesi e malgrado le nuove tasse, il collasso di interi settori dell’economia interna causerà un rapido abbassamento degli incassi di imposte. Visto che non sembra possibile contrarre nuovi prestiti e che in Italia parlare di misure di austerità è una barzelletta, lo Stato italiano si troverà senza vie di uscita possibili e saranno necessarie nuove misure della BCE.

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