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Beppe Grillo: “Jobs Act è fregatura crescente. Le partite Iva? Cornute e mazziate”

Il garante del Movimento 5 Stelle ospita sul blog due contributi che stroncano le riforme del Governo Renzi.
A cura di Redazione
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Dopo la presentazione dei primi decreti attuativi del Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro impostata dal ministro Poletti e dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, sono molte le questioni ancora aperte, a cominciare dalla possibile applicazione del contratto a tutele crescenti anche per i dipendenti pubblici. Una delle forze politiche più determinate ad opporsi alla riforma dell’esecutivo è il Movimento 5 Stelle, che oggi pubblica sul blog di Beppe Grillo due contributi molto critici sulle norme fortemente volute dal ministro Poletti.

Il garante del Movimento 5 Stelle ospita infatti dapprima l’analisi di Laura Castelli, deputata, che attacca duramente la “fregatura” del contratto a tutele crescenti:

Da oggi si nasce senza diritto al lavoro, si acquista giorno per giorno e in alcuni casi lo perdi strada facendo. Loro le chiamano "tutele crescenti", noi sappiamo che è violazione dei diritti.

Grande novità per le nuove assunzioni che portando a oltre 15 dipendenti l'organico complessivo: i neo assunti vedranno applicato il regime a "fregature crescenti", e la stessa sorte subiranno i veterani (i vecchi assunti) che ancora credevano nelle tutele acquisite.

Le riforme dovrebbero nascere per dare maggiori opportunità alle persone, per crescere e migliorare la propria esistenza, invece la realtà che crea questa riforma è una maggiore instabilità sociale, precarietà di vita e impossibilità di costruire il futuro. Con questa riforma non si sostieni la famiglia, non si paga l'affitto, non si contrae un mutuo per l'acquisto di una casa, dunque non si consente una vita dignitosa.

Accanto alla stroncatura del Jobs Act, vi è la questione delle partite Iva che, nella lettura grillina, uscirebbero ancora più danneggiate dopo le modifiche impostate da Renzi. Ecco cosa cambierà, in peggio, secondo i grillini:

Il regime dei minimi, uno status agevolato destinato agli under 35, in pratica non esiste più. O meglio: esiste, ma è una fregatura. Con le vecchie regole, le giovani partite Iva pagavano il 5% di Irpef, a patto di guadagnare meno di 30 mila euro l'anno. Dal primo gennaio l'aliquota triplica: passa al 15%. Ma è solo l'inizio, perché 30 mila euro, a quanto pare, sono troppi. Il governo ha introdotto delle soglie differenti a seconda dell'attività svolta. Per pagare il 15%, i commercianti devono incassare meno di 40 mila euro. I giovani professionisti meno di 15 mila. […] Ma non è finita. Il governo ha dato il via libera agli aumenti contributivi Inps per gli iscritti alla gestione separata. Una misura, prevista dalla Riforma Fornero e bloccata dai precedenti governi, che poterà l'aliquota dal 27 al 33% entro il 2018. Insomma: cornuti e mazziati".

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