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Beppe Grillo: “Italia educata alla menzogna, Renzi bugiardo seriale”

Il capo politico del Movimento 5 Stelle si lascia andare ad un amaro sfogo sul blog: “La politica dall’arte del possibile è diventata l’arte della menzogna”.
A cura di Redazione
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Torna a scrivere sul suo blog Beppe Grillo, dopo le tante polemiche che hanno portato all'espulsione dal Movimento 5 Stelle dei 4 senatori dissidenti (vicenda ancora non del tutto chiusa, con Gianroberto Casaleggio che ha spiegato di voler portare in tribunale Bocchino per le "falsità" in merito al fondo per le piccole e medie imprese aperto con i risparmi su stipendi e diarie dei parlamentari grillini). Questa volta il capo politico del Movimento 5 Stelle, che chiuderà con una citazione di Monicelli in cui si "sognava una bella rivoluzione", si lascia andare ad un amaro sfogo su ciò cui gli italiani si stanno abituando in maniera lenta ma inesorabile: la menzogna.

"Mentire è diventato normale", constata Grillo, che spiega come ciò sia il risultato degli ultimi venti anni e di una politica "ormai non credibile", chiudendo amaro: " La gente ha bisogno di credere al falso, perché la verità fa male. Chi mente crea speranze infondate e lo sa". Ma ecco il ragionamento del fondatore del Movimento:

Ci stiamo abituando alla menzogna. Mentire è diventato normale, una seconda natura. E' sconcertante osservare che chi mente ormai non si preoccupa più di quello che dice. Domani dirà un'altra cosa, del tutto opposta, oppure, si scorderà delle sue promesse. Domani? Si può mentire più volte nella stessa giornata o nel giro di poche ore o, se si è abili, nello stesso discorso. Nessuno del resto ci farà caso. Mentire è trendy. Dire ad alcuni ciò che vogliono sentirsi dire in quel momento e ad altri cose del tutto opposte è "politica". Si dà per scontato che un "serial lier", un mentitore seriale come Renzie, possa diventare, proprio grazie a questa sua capacità, presidente del Consiglio. Ciò che un tempo era una vergogna e portava all'isolamento sociale è oggi una virtù. La semplice stretta di mano per siglare un patto fa parte di un passato remoto. La reputazione una favola bella, un orpello sociale. L'Italia è stata educata alla menzogna per più di vent'anni. L'alfiere massimo è stato Berlusconi, sfacciato, solare, nella sua improntitudine. La cosiddetta sinistra è riuscita spesso a superarlo con il non detto, con l'occultamento e il travisamento della parola, ad esempio gli inceneritori che diventano termovalorizzatori, che è un'altra raffinata forma di menzogna. "Bisogna credere nelle Istituzioni", "Rispettare le Istituzioni", ma come è possibile farlo se chi le rappresenta mente a ripetizione? Ai bambini si insegna a non dire le bugie e poi, però, i bambini guardano i telegiornali e pensano che i loro genitori siano sì delle brave persone, ma fuori dal tempo, e anche un po' fessi. Se Napolitano afferma che non si candiderà mai dopo il primo mandato e poi fa il contrario, se Bersani chiede i voti per "smacchiare il giaguaro" e poi diventa suo alleato di governo o se Renzie spergiura il falso sulle sue mire alla poltrona di Letta, il cittadino può solo mettere al sicuro i suoi risparmi e camminare rasente i muri. Non sono credibili eppure occupano le più alte cariche dello Stato, condizionano l'economia, sono invulnerabili alla verità. La politica dall'arte del possibile è diventata l'arte della menzogna. Più è grande una menzogna, celebre ormai "La luce in fondo al tunnel", più verrà creduta. La gente ha bisogno di credere al falso, perché la verità fa male. Chi mente crea speranze infondate e lo sa. Mario Monicelli lo spiegò "La speranza è una trappola inventata dai padroni, io spero in qualcosa che non c'è mai stata in Italia, una bella rivoluzione".

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