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Beppe Grillo: “Il Tfr in busta paga? Una c..ata pazzesca”

Il capo politico del Movimento 5 Stelle spiega il perché la proposta di dilazionare il trattamento di fine rapporto nelle buste paga dei lavoratori sia “una fregatura per i lavoratori”.
A cura di Redazione
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Negli ultimi giorni ad animare il dibattito politico ha contribuito la mezza proposta (non c'è ancora nulla di ufficiale, come spesso capita) del Presidente del Consiglio Matteo Renzi di anticipare parte del trattamento di fine rapporto nella busta paga mensile del singolo lavoratore. Una proposta controversa e molto dibattuta, che presenta tra le altre cose una serie di problemi aperti e di dubbi irrisolti (anche di carattere tecnico, per la verità), e che è stata accolta con scetticismo dalle parti sociali e dalle altre forze politiche.

Ora sulla questione interviene anche Beppe Grillo, che esplicita la linea politica del Movimento 5 Stelle con una breve introduzione al post di Beppe Scienza in cui vengono elencati i "7 motivi per cui questo provvedimento è solo un atto di disperazione che allontana una ripresa ormai impossibile" (qui la versione integrale). Nella lettura del capo politico del Movimento 5 Stelle, dunque, si tratta di una vera e propria fregatura per i lavoratori e per gli imprenditori, che ha l'unico scopo di rimpinguare le vuote casse dello Stato. Ecco il ragionamento di Grillo:

Ma se il lavoratore (solo privato) deve avere il Tfr in busta paga, perché non lasciargli anche l’INPS affinché si garantisca una vera pensione, visto che quella dello Stato probabilmente non la vedrà mai?

Il Tfr in busta paga è come "La corazzata Potëmkin" di Fantozzi, una cagata pazzesca, una fregatura per lavoratori e imprenditori, con l’unico scopo di incrementare il gettito fiscale e strappare un giorno in più al tracollo del sistema. L’ebetino di Firenze ha vissuto solo di politica e si vede. Forse non sa che molte aziende già si indebitano per pagare le tredicesime e che contano nel Tfr per fare piccoli investimenti che rendono più sicuro il lavoro stesso dei propri dipendenti.

Per quale motivo mai inoltre gli imprenditori privati dovrebbero avere i soldi per farlo e l’amministrazione pubblica no non riesce a spiegarlo nemmeno l’ex-sindaco di Firenze.

Beppe Scienza ci illustra brevemente 7 motivi per cui questo provvedimento è solo un atto di disperazione che allontana una ripresa ormai impossibile.

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