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Beppe Grillo: “Il Governo blocchi la vendita di Telecom”

“Il danno che deriva all’Italia dalla perdita di Telecom Italia è immenso. Il governo deve intervenire per bloccare la vendita a Telefonica con l’acquisto della sua quota. E lo faccia con i soldi della Tav”.
A cura di Redazione
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La cessione delle quote di Telecom detenute da Telco agli spagnoli di Telefonica continua a far discutere e sulla polemica non poteva non intervenire Beppe Grillo, da sempre "particolarmente attento" a ciò che succede nella maggiora azienda italiana nel campo delle telecomunicazioni. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, in un post pubblicato sul suo blog personale, ricorda di aver annunciato da tempo il "disastro Telecom" (qui il suo intervento all'assemblea degli azionisti Telecom) e chiama in causa le responsabilità di politica e istituzioni.

"Chi ha guadagnato dalla distruzione di Telecom e del suo grande indotto? I consiglieri di amministrazione? Gli azionisti? I partiti?", si chiede Grillo, che poi attacca il Governo chiedendo che blocchi l'acquisto di Telecom da parte di Telefonica. Con quali risorse? "È sufficiente dirottare parte dei miliardi di euro destinati alla Tav in Val di Susa che neppure il governo francese vuole più".

L'Italia perde un altro pezzo, Telecom Italia. Le telecomunicazioni diventano spagnole. Un disastro annunciato da un saccheggio continuato, pianificato e portato a termine con cinismo di quella che era tra le più potenti, innovative e floride società italiane. Fondamentale per le politiche di innovazione del Paese. In passato, anni fa, avevo previsto questa fine ingloriosa con la cessione a Telefonica. La morte di Telecom Italia è iniziata con la sua cessione a debito ai capitani coraggiosi da parte di D'Alema nel 1999, allora presidente del Consiglio. Lui, il merchant banker di palazzo Chigi, è il primo responsabile di questa catastrofe. Un'azienda senza problemi finanziari si ritrovò improvvisamente con più di 30 miliardi di euro di debito.
Telecom possedeva società, immobili, i migliori ingegneri e informatici, aveva la flotta di auto aziendale più grande d’Italia. Un patrimonio costruito con le tasse di generazioni di italiani.
In seguito arrivò il tronchetto della felicità e, con lui, la completa spoliazione dell'azienda con cessioni di rami strategici, licenziamenti, scorpori e piani industriali da barzelletta. Tronchetti si dimise nel 2006 lasciando 41 miliardi di debiti, in sostanza, escludendo obbligazioni e cartolarizzazioni varie (i pagherò agli investitori), quelli ereditati da Colaninno e Gnutti. Ma con in meno però tutte le aziende vendute. Bernabè ha agito in seguito da liquidatore, poteva solo dare l'estrema unzione.
E adesso? Chi ci ha rubato il futuro deve rispondere di fronte alla nazione di questo scempio. Chi ha guadagnato dalla distruzione di Telecom e del suo grande indotto? I consiglieri di amministrazione? Gli azionisti? I partiti? Per molti la Telecom è stato un grande affare, il migliore della loro vita. In questi anni invece di ridurre il debito si sono pagati dividendi agli azionisti, super stipendi ai manager e gettoni d'oro ai consiglieri di amministrazione.
Un'azienda quotata a 4 euro è precipitata a 0,61 euro. Ha quasi azzerato il suo valore. Il danno che deriva all'Italia dalla perdita di Telecom Italia è immenso. Il governo deve intervenire per bloccare la vendita a Telefonica con l'acquisto della sua quota, è sufficiente dirottare parte dei miliardi di euro destinati alla Tav in Val di Susa che neppure il governo francese vuole più. Subito dopo va avviatauna commissione di inchiesta parlamentare per accertare le responsabilità e gli eventuali guadagni illeciti.

"Perdo i pezzi ma non è per colpa mia
ora c'ho praticamente un gran testone
e un testicolo per la riproduzione." L'uomo che perde i pezzi, Gaber

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