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Beppe Grillo: “Ecco la verità sul decreto Bankitalia”

Il capo politico del Movimento 5 Stelle torna sulla questione del decreto Imu – Bankitalia per spiegare il perché della loro opposizione.
A cura di Redazione
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Si chiama "#ImuBankitalia for dummies" ed è il titolo del post che Beppe Grillo sceglie per spiegare le ragioni della dura opposizione del Movimento 5 Stelle al provvedimento del Governo sul quale Laura Boldrini ha deciso di utilizzare la cosiddetta tagliola per impedirne la decadenza. Secondo il capo politico del Movimento 5 Stelle, tra l'altro, si è trattato di un passaggio fatto "violando tutte le procedure", con la beffa della "punizione imminente" dei deputati grillini che hanno dato vita alla protesta ed al tentativo di occupazione dei banchi del Governo.

Tornando al decreto, però, Grillo ha ritenuto opportuno ribadire alcuni concetti, anche in considerazione delle tante obiezioni delle ultime ore sulla materia. È intanto di ieri la notizia che l'Adusbef ha presentato una denuncia in 130 procure contro un gruppo di banche italiane che potrebbe beneficiare (anche di questo provvedimento). Ecco come Grillo spiega la questione:

Il decreto legge su Imu/Bankitalia fatto approvare dalla Boldrini esautorando il Parlamento e violando tutte le procedure (ma i soldi del regalo di 7,5 miliardi alle banche ce li mette Vendola?) va spiegato e rispiegato. Passate parola. E' un furto ai cittadini italiani.

Allora, iniziamo.

Le azioni della Banca d’Italia sono possedute da istituti di credito e assicurativi italiani, fra cui Unicredit, San Paolo, Generali, BNL, Monte dei Paschi di Siena e dall'INPS.

Il decreto IMU/Bankitalia rivaluta le quote di Banca d’Italia da 155.000 Euro a 7,5 miliardi di Euro.

Un aumento di capitale attuato senza l'emissione di nuove azioni, ma con l'aumento del valore delle azioni esistenti a 7,5M (+4.600%). Il sogno di ogni azionista.

Il decreto, in aggiunta, stabilisce che gli azionisti non possono detenere più del 3% delle quote. San Paolo e Unicredit, per esempio, hanno rispettivamente il 30% e il 22% e dovranno scendere entrambe al 3% in futuro. Non perdete la calma: il 56% delle quote dovrà essere venduta (in quanto proprietà dei sei istituti che superano la soglia del 3%: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Assicurazioni Generali, Cassa di Risparmio in Bologna, INPS, Banca Carige. Al momento della vendita si genererà un'enorme plusvalenza per gli azionisti che intascheranno netti l’87,5% di quel 56% di quote (circa 3,67 miliardi) e pagheranno in tasse allo Stato il 12,5% (circa di 525 milioni). Ma non è finita, perché lo Stato, al momento della vendita (di un suo bene regalato alle banche!!) sarà cornuto e mazziato. C'è infatti una clausola a ulteriore favore delle banche. Quando venderanno per scendere al 3%, nel caso in cui non riescano a piazzare le loro quote sul mercato, queste saranno riacquistate automaticamente dallo Stato (ovviamente a prezzo rivalutato) con un costo di oltre 3,5M di Euro.

E poi, vogliamo dimenticarci i grassi dividendi annuali che le banche prenderanno grazie alla rivalutazione delle azioni di Bankitalia? Non possiamo! Il decreto prevede che l’importo dei dividendi annuali possa raggiungere il 6% del capitale: saranno quindi distribuiti ai soci fino a 450 M di Euro ogni anno, mentre ora erano irrisori. Perché lo Stato non ha riacquistato le quote in eccedenza al 3% al prezzo nominale e successivamente provveduto alla rivalutazione?

Questo decreto NON sarebbe stato approvato se Laura Boldrini avesse seguito il regolamento della Camera. L’aver violato il regolamento impedendo alle opposizioni di esprimere il loro dissenso come previsto e come sarebbe stato nei suoi doveri istituzionali, ha consentito l’approvazione di questo decreto-regalo alle banche, ovviamente alle spese dei cittadini italiani (tu che stai leggendo incluso).

Grazie Boldrini!

Ps: Renzie vuole recuperare un miliardo con la riforma del Senato. Miliardo che esiste solo nella sua testa. Però non ha detto nulla contro il regalo di 7,5 miliardi di euro alle banche. Chissà perché?

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