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Beppe Grillo condannato per diffamazione: insultò il professor Franco Battaglia

La Corte d’Apello di Ancona, in secondo grado, ha condannato Beppe Grillo per diffamazione nei confronti del professor Franco Battaglia, commutando l’anno di carcere inferto in primo grado con una pena pecuniaria pari a 6mila euro. Nel 2011, a seguito di una partecipazione televisiva di Battaglia ad Anno Zero, durante la quale spiegò le ragioni per essere a favore del nucleare, Grillo insultò il professore e disse: “Parlo di Battaglia, un consulente delle multinazionali, di andare in televisione e dire, con nonchalance, che a Chernobyl non è morto nessuno. Io ti prendo a calci nel c…o o e ti sbatto fuori dalla televisione, ti denuncio e ti mando in galera”, frase che i giudici hanno considerato diffamatoria.
A cura di Charlotte Matteini
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Non più un anno di carcere, ma seimila euro di multa. Così, la Corte d'Appello di Ancona ha deciso di confermare la condanna per diffamazione emessa nei confronti del fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, rimodulando però la pena. La vicenda, finita sul tavolo della Corte d'Appello in secondo grado, si riferisce a una vecchia lite tra il comico genovese e il professore di Chimica dell'Università di Modena, nonché editorialista del Giornale, Franco Battaglia. Sei anni fa, nel 2011, durante la campagna elettorale per il referendum sul nucleare, Michele Santoro invitò ad Anno Zero una serie di esperti per dibattere sul tema, tra cui il professor Battaglia, da sempre favorevole al nucleare.

"Nel 2011, ai tempi del referendum sul nucleare, fui invitato da Michele Santoro per due trasmissioni consecutive al programma AnnoZero. Mi fu chiesto come mai, nonostante Chernobyl e Fukushima, fossi favorevole al nucleare. Risposi che a Fukushima non vi fu alcuna vittima da nucleare, neanche una (ve ne furono 20mila da terremoto e maremoto). Quanto a Chernobyl, le radiazioni avevano provocato la morte di 28 tra addetti alla centrale e soccorritori entro i primi 4 mesi dall'incidente. Inoltre, nel corso di 20 anni, morirono (non tutti per patologie legate alle radiazioni: ad esempio due morirono in incidente stradale) altri 19 soccorritori cui fu diagnosticata, ai tempi dell'incidente, la sindrome da radiazione acuta. Tre persone morirono sotto le macerie dell'esplosione. Facendo la somma, le radiazioni (ripeto: radiazioni) causarono meno di  50 vittime fatali, in oltre vent'anni dall'incidente. Le radiazioni (ripeto: le radiazioni) non hanno causato alcuna vittima (ripeto: zero) tra la popolazione civile", racconta il professor Battaglia a Fanpage.it.

Recita il rapporto Unscear (United Nations Scientific Committe on the Effect of Atomic Radiation): «Negli anni successivi all'incidente di Chernobyl non fu osservata nella popolazione di 6 milioni di persone viventi nell'intorno della zona, alcun incremento di alcuna patologia legata alle radiazioni: non leucemie, non tumori solidi, non effetti genotossici, non malformazioni. Furono osservati 6000 casi di tumori alla tiroide di cui 15 evolutesi in decessi». I 6000 casi osservati (ripeto: osservati) furono una conseguenza della diagnostica capillare. Passò sotto l'ecografo la tiroide di 6 milioni di persone, e così emersero i tumori occulti, cha hanno un'incidenza 100 volte superiore di quelli manifesti. Se oggi facciamo l'ecografia alla tiroide (o alla prostata o all'utero) di tutti i romani, domani lo scoop è: aumento d'incidenza di tumori a Roma durante la notte! Infatti, a fronte dei 6000 casi osservati, furono 15 quelli evolutesi in decessi. Ma 15 decessi in 30 anni in una popolazione di 6milioni per tumore alla tiroide, è il numero atteso in qualunque parte del mondo, e si sarebbero avuti comunque, con o senza Chernobyl! Quindi, conclusi, sono favorevole al nucleare non nonostante Chernobyl e Fukushima, ma proprio perché essi dimostrano la sicurezza del nucleare (non dimentichiamo che il Vajont, la rinnovabile energia idroelettrica) fece 2000 morti in una notte.

A causa di quelle affermazioni, il professore finì nel mirino di Beppe Grillo, che iniziò ad apostrofarlo con espressioni durissime durante i suoi comizi in giro per l'Italia. In particolare, sempre nel 2011, Beppe Grillo, durante un comizio a San Benedetto del Tronto, dichiarò, riferendosi proprio a quella partecipazione televisiva di Battaglia: "Vi invito a non pagare più il canone, io non lo pago più perché non puoi permettere ad un ingegnere dei materiali, nemmeno del nucleare, parlo di Battaglia, un consulente delle multinazionali, di andare in televisione e dire, con nonchalance, che a Chernobyl non è morto nessuno. Io ti prendo a calci nel c…o o e ti sbatto fuori dalla televisione, ti denuncio e ti mando in galera". Proprio questa frase è costata la condanna per diffamazione a Beppe Grillo.

Il professor Battaglia ci spiega inoltre che "la parte diffamatoria della frase di Beppe Grillo è «consulente delle multinazionali». Con essa Beppe Grillo mi dipingeva come uno che «mente dietro pagamento», il che è inaccettabile per il mio ruolo di docente e delle conseguenti responsabilità. Tutto il resto, per quanto volgare, è considerato linguaggio colorito. La frase «ai tempi del fascismo, etc.» in realtà avrebbero potuto contestargliela d'ufficio, ma il PM (forse saggiamente) non lo fece. Il giudice, però, nelle motivazioni della sentenza, non mancò di rilevarla e stigmatizzarla".

Io l'ho querelato per diffamazione, neanche per avermi minacciato di violenze fisiche (lo prendo a calci), sebbene dopo pochi giorni qualcuno distrusse la mia auto a sassate. Io l'ho querelato perché ha detto che io mento dietro pagamento. Il fatto è che io insegno a quasi 300 studenti l'anno, che pagano le tasse, e che io ho il potere di promuovere o bocciare agli esami; e percepisco uno stipendio dalla mia università. Questi studenti (oltre che i miei colleghi) hanno il diritto di sapere se io, quando insegno, insegno menzogne perché qualcuno (le multinazionali) mi paga per dirle.

Il Tribunale di Ascoli Piceno, colse il pericolo nelle frasi di apologia di fascismo (dovrei attendermi di essere sbattuto in galera da Grillo non appena egli arrivi a governare il Paese) e gli comminò un anno di galera.

La Corte di Appello di Ancona, visto che a Grillo non fu querelato per il reato di apologia di fascismo ma per quello di diffamazione, ha corretto la pena, cancellando la detentiva e infliggendo una pecuniaria di 6000 euro, oltre il pagamento delle spese legali (12mila) e una provvisionale di 50mila a mio favore.

Un'ultima precisazione: io querelai per diffamazione, ma dalla Procura di Ascoli gli fu contestata la diffamazione aggravata (dalla recidiva). Infatti Grillo era stato già condannato per diffamazione contro la Rita Levi Montalcini, che aveva pubblicamente definito "vecchia p******a" (nel caso della premio Nobel essa era, secondo Grillo, al soldo delle cause farmaceutiche). Grillo, poi, ha dovuto risarcire per diffamazione almeno altre quattro sue vittime, che ritirarono la querela dopo essere state risarcite. Io, alcuni anni fa, gli chiesi solo delle pubbliche scuse, per ritirare la querela: gli chiesi di acquistare una pagina intera di 4 quotidiani nazionali di mia indicazione e pubblicare una appropriata dichiarazione; ma lui si rifiutò, e così siamo arrivati fino ad oggi.

In primo grado il tribunale ha disposto una pena pari a un anno di carcere, mentre in secondo grado ha invece rimodulato la condanna commutandola in una multa pari a 6mila euro, disponendo inoltre il pagamento di una provvisionale nei confronti di Battaglia pari a 50mila euro, oltre alle spese legali quantificate in 12mila euro. "Il Pm aveva chiesto una multa di 6.000 euro. Il giudice mi ha invece tolto la condizionale condannandomi a un anno di prigione e a 50.000 euro di risarcimento. Io sono fiero di aver contribuito a evitare la costruzione di nuove centrali nucleari in Italia. E' un'eredità che lascio ai nostri figli che potranno evitare incidenti come Chernobyl e Fukushima. A Chernobyl non è morto nessuno? Forse fa paura che il Movimento 5 Stelle si stia avvicinando al governo? Se Pertini e Mandela sono finiti in prigione potrò andarci anch'io per una causa che sento giusta e che è stata appoggiata dalla stragrande maggioranza degli italiani al referendum", dichiarò Beppe Grillo nel 2015, commentando la sentenza di primo grado. 

Battaglia spiegò di aver deciso di querelare il comico genovese per una semplice ragione: "Ho duecento studenti che vogliono sapere se il sottoscritto è sul libro paga delle multinazionali o ragiona con la propria testa". Nonostante il docente universitario abbia accolto positivamente il secondo pronunciamento della Corte d'Appello di Ancona, a ben sei anni di distanza dall'inizio della vicenda, Battaglia lancia però un allarme, sottolineando quanto le tempistiche giudiziarie rischino di far finire il tutto in un nulla di fatto: "Di ritardo in ritardo, aspettando la Cassazione, andiamo incontro alla prescrizione che si avvicina sempre di più. Non mi meraviglierei se questa vicenda dovesse finire in niente".

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