Se volete un buon motivo per indignarvi, di quella indignazione che fa tanto social e che è sempre un piacere spalmare nelle bacheche degli amici, dei colleghi e dei parenti allora sappiate che sul tavolo (dove colpevolmente in molti fingono di non notarla) c'è l'assurda vicenda della fiction su Riace e sul suo modello di accoglienza che Beppe Fiorello che si intitola Tutto il mondo è paese e che da troppo tempo è nel cassetto della Rai che continua a rimandarne la messa in onda. Beppe Fiorello oggi ha perso la pazienza e ha espresso tutto il suo rammarico: «Non è la prima volta che una mia #fiction viene bloccata – scrive -, anni fa le #foibe, il governo di allora non gradì, poi la storia di #graziellacampagna, l’allora Min. della Giustizia si indignò, ora #Riace, bloccata perché narra una realtà e nessuno/a dei miei colleghi si fa sentire» ha twittato oggi e già ieri si era sfogato scrivendo «Sono tanti,intellettuali, registi, scrittori,attori, attrici giornalisti che si indignano per l’esclusione di una giurata da un talent show,pochi invece pronunciano parole di denuncia per questa vicenda che rischia di trasformarsi in censura,#iostoconriace».
Riace è riconosciuta a livello internazionale come buon esempio di integrazione: i migranti (regolari) hanno contribuito al rilancio dell'economia locale inserendosi perfettamente nel tessuto sociale. Venerdì scorso il deputato del PD Antonio Viscomi ha presentato un'interrogazione alla Commissione di Vigilanza Rai in cui chiede quanto pesi il "pregiudizio ideologico" di una fiction che già l'anno scorso il senatore Gasparri aveva condannato facendo riferimento a una "politica filo immigrazione demagogica, che anche il servizio pubblico rischia di alimentare, può portare a gravi errori". Al contrario sono in molti a credere che Riace (guidata dal sindaco Mimmo Lucano che esporta da tempo il modello di integrazione e lo stesso Beppe Fiorello ha espresso più volte la propria ammirazione: «Questa nuova Italia inizia già ad attaccare chi si dedica agli ultimi, invece di controllare le mafie che hanno depredato questo paese, pensa a offendere i lavoratori, i visionari che hanno prospettive più illuminate per un futuro dignitoso dell’umanità intera. #iostoconmimmolucano», scriveva il 5 giugno.
Oggi (finalmente) la Rai si è decisa di rispondere: «non esiste alcun blocco della messa in onda. La fiction è stata semplicemente sospesa dal palinsesto in quanto, come da tempo è noto, al sindaco Lucano è stato recapitato un avviso di garanzia da parte della Procura di Locri per alcuni presunti reati collegati alla gestione del sistema di accoglienza. Non appena – scrivono in una nota – la magistratura comunicherà le sue decisioni finali in merito all’indagine, il Servizio Pubblico adotterà i provvedimenti conseguenti». In sostanza dice la Rai che il modello Riace, che è il risultato di un'intera comunità e non certo di una singola persona, viene messo in discussione da un'indagine che riguarda un suo amministratore e ci annuncia che essere indagati per presunte irregolarità amministrative (di questo scrivono i magistrati della Procura di Locri che non riescono comunque ad astenersi dal giudicare "gli aspetti positivi del modello Riace che assicura la necessaria accoglienza nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e della dignità degli stranieri presenti") è un ostacolo alla messa in onda. Verrebbe da ridere se non fosse che si tratta della stessa azienda pubblica che ha dedicato un'intera serata alla promozione del libro del figlio di Totò Riina e alla ventennale santificazione di Giulio Andreotti ripetutamente descritto come assolto.
Però ha ragione Beppe Fiorello: in tempo in cui un appello non si nega a nessuno la sua fiction su Riace gode di un inquietante silenzio. Non sarà un caso che il sindaco Mimmo Lucano sia stato più volte bersaglio della becera ironia del ministro dell'interno Salvini: perché esporsi quando c'è di mezzo il potente di turno? Meglio tacere e sottoscrivere petizioni sulle censure degli altri. E vivere tranquilli.