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Benzina sopra i 2 euro in autostrada, perché il decreto del governo Meloni non ha fermato i prezzi

Più di 2 euro in autostrada per la benzina, in media, e tutte le Regioni tra tra 1,92 e 1,97 euro al litro. A due settimane dal via ai cartelli che mostrano il prezzo medio ai distributori – una delle misure più pubblicizzate nel dl Trasparenza del governo Meloni – i prezzi del carburante continuano a crescere come prima.
A cura di Luca Pons
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Continua la salita dei prezzi del carburante, e le misure promesse dal governo Meloni sembrano non riuscire a rallentarla. In autostrada la media ha superato da diversi giorni 2 euro al litro, e anche nelle medie regionali (autostrade escluse) questa soglia diventa sempre più vicina. Da due settimane ha avuto il via la misura più annunciata dell'ultimo decreto Trasparenza, cioè quella che ha previsto l'obbligo per i distributori di esporre un cartello con il prezzo medio regionale dei carburanti, oltre al proprio. Ma finora l'intervento è stato praticamente inefficace.

Quanto costa oggi la benzina e quanto è aumentata

Secondo i dati più aggiornati del ministero delle Imprese, oggi 15 agosto 2023 in autostrada il prezzo medio della benzina con il self service è a 2,017 euro al litro. Il gasolio, sempre self, costa 1,926 euro al litro. Dando uno sguardo alle Regioni, la situazione non è diversa. Per la benzina si va dall'1,923 euro al litro del Veneto e l'1,924 euro delle Marche, fino al 1,972 euro di Bolzano e al 1,970 euro della Puglia. In generale, solo cinque Regioni si mantengono sotto la soglia di 1,94 euro al litro, e ben otto superano l'1,95 euro al litro.

Per un confronto immediato, basta guardare i primi dati pubblicati dal ministero quando è iniziato questo monitoraggio, cioè due settimane fa. Allora, in autostrada la media era di 1,984 euro al litro, con una differenza di circa 3 centesimi in meno. Tra le Regioni, i prezzi più cari erano sempre nella Provincia autonoma di Bolzano e in Puglia, rispettivamente con 1,945 euro e 1,943 euro al litro. Numeri che oggi sarebbero invece vicini a quelli delle Regioni più economiche. Al fondo della classifica c'erano ancora Marche e Veneto, con 1,898 euro e 1,892 euro al litro. In generale, quindi, si può parlare di un aumento medio di circa 3 centesimi nelle due settimane da quando sono stati inseriti i cartelli con il prezzo medio.

D'altra parte, l'aumento aveva avuto il via già da inizio luglio, quando si parlava di media nazionale a 1,84 euro al litro per la benzina e 1,69 euro al litro per il diesel. Da allora, l'aumento è stato di circa 10 centesimi, e l'intervento del governo nel mezzo non sembra aver cambiato la tendenza.

Perché il decreto Trasparenza non è servito ad abbassare i prezzi

Diverse associazioni di consumatori avevano sottolineato che il cartello con i prezzi medi avrebbe avuto un effetto limitato, perché i distributori che facevano un prezzo sotto la media erano più di quelli che praticavano una tariffa più alta. Perciò, i benzinai incentivati ad alzare i prezzi per allinearsi alla media sarebbero stati più di quelli spinti ad abbassarli.

In più, al di là delle scelte di prezzo praticate dai gestori, il caro carburanti è legato in buona parte a due fattori: il prezzo del petrolio, e le accise. Per quanto riguarda il primo, i motivi dell'aumento nell'ultimo mese ha a che fare con la scelta dell'Arabia Saudita e di tutto l'Opec+ di tagliare la produzione. Per quanto riguarda le seconde, invece, il governo Meloni ha scelto a inizio anno di tornare ad aumentare le accise, e nelle scorse settimane ha chiarito che non ha intenzione di tagliarle di nuovo. Questo porta un forte risparmio alle casse dello Stato, ma è da mettere in conto che i prezzi della benzina non caleranno presto. E certamente non caleranno come conseguenza dei nuovi cartelli esposti ai distributori.

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