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Beni confiscati, Pino Maniaci: “Noi piccola tv che avevamo previsto lo scandalo 3 anni fa”

Intervista a Pino Maniaci, il direttore della piccola e combattiva Telejato che da anni aveva già puntato la luce sullo scandalo dei beni confiscati che a Palermo ha messo sotto accusa la presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale Silvana Saguto. “Da quasi 3 anni abbiamo fatto i nomi e i cognomi ma tutti avevano paura dei poteri forti”. “Oggi l’antimafia ha scoperto l’odore dei soldi e il giotnalismo servile ha fatto il resto”.
A cura di Giulio Cavalli
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Nei corridoi del Tribunale di Palermo qualcuno dice che "è un cosa grossa, questa volta salta qualcuno" e in effetti basta dare un'occhiata agli indagati per capire la portata dell'inchiesta sulla gestione dei beni confiscati alla mafia (partita dalla Procura di Caltanissetta) che coinvolge la presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto insieme al marito e all'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, uno dei "pezzi grossi" tra gli amministratori giudiziari in Italia. I reati contestati sono corruzione, induzione alla concussione e abuso d’ufficio e anche gli uffici all'interno del tribunale palermitani sono stati passati al setaccio dagli uomini della Guardia di Finanza. In breve, secondo le accuse, i tre avrebbero fatto parte di un sistema criminale che avrebbe avvantaggiato economicamente gli amministratori giudiziari "svuotando" le imprese confiscate alla mafia usate come salvadanaio personale. Siamo ben lontani dallo spirito della legge che Pio La Torre pensò come arma contro le cosche, prima di esserne vittima. Ma soprattutto ancora una volta, per l'ennesima volta, l'antimafia istituzionale subisce l'ennesimo colpo ad una credibilità che sembra sempre più difficile ricostruire.

Pino Maniaci, direttore della piccola televisione comunitaria "Telejato", già da due anni aveva raccolto i numeri di una vera e propria "oligarchia nella gestione dell'antimafia" durante i suoi servizi giornalistici, aggiungendoci anche una denuncia, proprio a Caltanissetta. Niente di nuovo per chi, con pochi mezzi (e in una quotidianità fatta di minacce mafiose, auto esplose e cani impiccati) a Partinico ha imparato a guardare il potere negli occhi, senza paura. Per questo è d'obbligo ricostruire la vicenda con lui:

Pino Maniaci, quindi adesso tutti si stupiscono?

Sono più di due anni che noi continuiamo a denunciare quella che è il malaffare sulla gestione dei beni confiscati, o meglio: la corruzione, come sta venendo fuori, nel Tribunale di Palermo. Io più volte l'ho definito "un verminaio", è il triangolo delle Bermude (Saguto, marito e Cappellano Seminara)…

Eppure quando l'ex direttore dell'Agenzia dei Beni Confiscati, il prefetto Caruso, aveva parlato di "troppi interessi in mano a pochi" non era stato preso molto sul serio…

Caruso aveva parlato con carte alla mano. E dalle carte si evince chiaramente che questi amministratori, scelti sempre tra una ristretta rosa di una decina di nomi, non hanno fatto altro che arricchirsi, succhiare le risorse di queste aziende strappate alla mafia. E, cosa ancora più grave, da amministratori giudiziari si infilavano nei Consigli di Amministrazione finendo per essere controllori e controllati. Immagina che su un bene gestito da Cappellano Seminara la sua "parcella" presentata allo Stato era stata di 7 milioni di euro. Tieni conto che ne gestiva 94 e viene facile immaginare quanto fosse il suo guadagno.

Avete provato a fare un calcolo a spanne?

Per difetto, tra i 30 e i 40 milioni di euro all'anno…

Ma che sensazione ti lascia il fatto che ci hai messo quasi tre anni per farti ascoltare?

Io sono stato a Caltanissetta circa un anno fa e ho denunciato facendo nomi e cognomi come siamo abituati a fare qui a Telejato. Portando ovviamente le carte. Oggi leggo da Il Giornale di Sicilia che dopo la mia denuncia le indagini sono cominciate subito, tant'è che alla fine anche il mio telefono è stato messo sotto controllo.

Quindi è l'informazione che arriva prima della magistratura…

Certo. Fatta bene l'informazione incide, corregge e diventa determinante per un territorio. Solo che in Italia abbiamo un giornalismo spesso di lecchini (a destra e a sinistra) che non fanno il proprio dovere.

Eppure tu nella sede di Telejato pur con tutte le difficoltà, continui a "crescere" giornalisti che arrivano da tutta Italia…

Sai qual è la soddisfazione più grande? Michela Mancini, ad esempio, è nata con noi e adesso lavora in Rai oppure penso a Gaetano Pecoraro che da Telejato è finito a Le Iene e tantissimi altri ragazzi che con la schiena dritta sono finiti in altre testate giornalistiche. Certo hanno il problema dello scontro con gli editori politicizzati…

Quindi davvero l'informazione funziona solo perché libera?

L'informazione libera, in Italia: ti ricordo che siamo al 74esimo posto dopo il Burkina Faso, quindi… Oggi per fortuna ci sono tanti blogger, giornalisti che attraverso internet riescono ad esprimere liberamente le proprie idee e le proprie opinioni.

Eppure Telejato continua a costare tantissimo sia a te e alla tua famiglia. Dopo anni di minacce, querele, non pensi che il prezzo da pagare sia troppo alto?

Purtroppo Il "Paese Italia" non è un Paese normale e quando tu fai semplicemente il tuo dovere (che dovrebbe essere di ogni giornalista onesto) denunciando il malaffare e lavorando per liberare la tua terra dal cancro mafioso facendo nomi e cognomi di questi pezzi di merda alla fine rimani comunque solo e diventi o bersaglio o punto di riferimento. Se tutti facessero il proprio dovere certo le mafie non potrebbero fare saltare centinaia di auto o impiccare migliaia di cani.

Tu sei sempre stato critico con l'antimafia più istituzionale…

Sopratutto con loro! Certo!

E come mai poi qualcuno, come nel tuo caso, si ritrova fuori dal "salotto buono" dell'antimafia?

Vedi, la mafia ha scoperto l'antimafia, partiamo da questo. E ti aggiungo anche qualcosa di più grave: l'antimafia ha scoperto l'odore dei soldi. L'antimafia ha scoperto gli affari. Lasciando perdere la politica (che il politico più pulito che conosco ha la rogna): tanti sono diventati "senatori antimafia" o "presidenti antimafia" costruendoci sopra una carriera. E proprio ora viene a galla quanti contenitori vuoti ci siano nel mondo dell'antimafia.

Quindi?

Quindi nell'antimafia c'è bisogno di farsi un bell'esame di coscienza e di fare pulizia. L'antimafia a pagamento diventa ovviamente mestiere. Esse contro la mafia è nel cuore del cittadino onesto e non si possono chiedere contributi per fare antimafia…

Andiamo nel concreto…

Subito! Io ormai sono un "buttana" dell'antimafia: giro l'Italia, vado nelle scuole e non ho mai chiesto una lira se non il biglietto del viaggio, mangiare un panino e dormire in un sottoscala. Questo è attivismo antimafia. Il resto è un'altra cosa.

Quindi sei d'accordo con Gratteri (magistrato calabrese da anni impegnato nella ‘ndrangheta nda) che dice che nei movimenti antimafia non ci devono essere soldi?

Di più: io sono d'accordo con Gratteri anche quando dice "chiudiamo la DIA", visto che in Sicilia è diventata un "dependance" delle misure di prevenzione, non hanno più iniziative ed eseguono solo gli ordini dei tribunali. Sono d'accordo anche con Cantone (presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione) che dice che la legge sui beni sequestrati va immediatamente modificata perché non può consentire l'arricchimento di quattro ladri che portano alla rovina un'azienda e buttano in mezzo alla strada migliaia di persone per poi farla fallire appena finiscono i soldi.

Dici che il giornalismo arriva prima della magistratura…

Ma in questo caso dentro il Tribunale di Palermo molti sapevano prima che lo dicessi io. Solo che avevano paura dei poteri forti e la Dottoressa Saguto è considerata un "potere forte". Qualcuno addirittura parla di massoneria, per darti un'idea. E a questo punto ovviamente il messaggio che passa è "di chi ci possiamo fidare? Di nessuno". Tieni conto che a Palermo si gestisce il 40% dei bene sequestrati e confiscati in tutta Italia. Dai 30 ai 40 miliardi di euro, come una manovra finanziaria nazionale. Soldi che non ritornano alla collettività ma stanno dentro un "cerchio magico" costruito intorno alla Saguto. E dico questo da anni sapendo che se le mie parole fossero false sarebbe vilipendio a pezzi dello Stato, roba da arresto. E invece non mi ha arrestato nessuno.

Sei stato chiaro. Sì.

E non solo: con l'accusa di abuso di ufficio, corruzione e tutto il resto in capo alla Silvana Saguto in qualsiasi altro caso il CSM avrebbe immediatamente sospeso dall'incarico il funzionario e non sarebbe stato scandaloso se sequestrassero i beni a lei e al marito. Del resto è lo stesso metodo che lei ha adottato quando è intervenuta sui beni mafiosi. Lei e la sua banda. E non capisco perché non ci dovrebbe essere il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove, e quindi le manette.

E poi il giochetto solito sarà dirti che se sei contro l'antimafia stai facendo un favore alla mafia…

Noi siamo per la legalità e per il rispetto della legge. Un bene confiscato è "cosa nostra" quindi appartiene a me, a te alla collettività. Se viene dilapidato e poi consegnato al Tribunale fallimentare, non è un furto?

E quindi di chi dovremmo fidarci?

Ci sono magistrati e giudici in prima linea che fanno il proprio dovere e rischiano la pelle: il Tribunale di Palermo non è da buttare. Ma le mele marce vanno segnalate a voce alta. Con forza.

Ma tu riesci ad essere ottimista? Cosa ti spinge tutte le mattine ad impugnare microfono e telecamera? 

Ti porto un esempio pratico: la nostra televisione copra una cinquantina di comuni. Erano venticinque ma con il digitale terrestre siamo arrivati a cinquanta. Siamo sbarcati su Palermo, Bagheria, Termini Imerese… noi pensiamo che una buona informazione possa cambiare un territorio: a Partinico era impensabile che nascesse un'associazione antiracket e invece con Telejato è nata "Liberjato" che comprende professionisti di ogni tipo disposti a denunciare. Le cose cambiano. Lentamente ma cambiano. E noi abbiamo enormi difficoltà economiche per stare in piedi. Stringiamo i denti, mangiamo panini perché il territorio cambia. I cittadini sono la mia migliore scorta e i miei migliori informatori.

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