Bellanova e Bonetti pronte a dimettersi dopo il Cdm sul Recovery: crisi di governo a un passo
Le ministre di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e il sottosegretario renziano Ivan Scalfarotto sarebbero pronti a dimettersi subito dopo il Consiglio dei Ministri che sarà convocato per dare il via libera al Recovery Plan. È quanto confermano a Fanpage due diverse fonti interne alla maggioranza. Le dimissioni dei membri renziani dell'esecutivo aprirebbero ufficialmente la crisi di governo. Il Cdm in questione dovrebbe tenersi martedì sera – secondo quanto ha annunciato il premier Conte – ma potrebbe slittare, poiché nella serata di lunedì il nuovo testo sull'utilizzo dei fondi europei per la ripresa economica non risultava ancora essere stato consegnato ai partiti di maggioranza.
"Questa discussione è surreale, non abbiamo ancora la bozza del Recovery", dicono fonti di Italia Viva alla richiesta di un commento sul fatto che la decisione delle dimissioni sarebbe ormai presa. Una risposta che fa trapelare tutta l'irritazione di Matteo Renzi e i suoi per il ritardo accumulato dal ministero dell'Economia nell'invio del piano. I renziani avevano chiesto 24 ore per esaminare il testo prima della riunione di governo. A questo punto, il tempo richiesto non ci sarebbe a meno che, come detto, il Consiglio dei Ministri non slitti da martedì ai giorni successivi.
Se l'anticipazione sulle dimissioni di Bellanova e Bonetti sarà confermata, l'implosione della maggioranza giallorossa sarebbe cosa fatta. A quel punto la palla passerebbe a Conte che ha davanti a sé varie strade. Può provare a resistere in sella all'esecutivo nel tentativo di portare avanti una crisi cosiddetta "pilotata", tramite la definizione di un nuovo programma di governo e dal rimpasto. Oppure potrebbe rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica, nel tentativo di ottenere una nuova fiducia con una nuova squadra dei ministri, dando vita a un governo "Conte ter". Uno scenario questo, di fronte a cui però il premier continuerebbe a fare resistenza. Infine, potrebbe portare le scontro in parlamento, sfidando Renzi a sfiduciarlo in aula, come paventato durante la conferenza stampa di fine anno.