Elezioni europee 2024

Beghin (M5s): “La destra vede nella transizione green il nuovo nemico. Servono soluzioni, no slogan”

“La destra, persa la sfida sulla questione delle crisi migratorie – che pur andando al governo non è in alcun modo riuscita a risolvere, perché con gli slogan populisti molto poco si fa – oggi si sposta ideologicamente sulla lotta al la transizione energetica, come se fosse la causa di tutti i mali. Invece è una gigantesca opportunità”: lo dice Tiziana Beghin, capodelegazione del M5s al Parlamento Ue, in un’intervista con Fanpage.it.
A cura di Annalisa Girardi
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Mancano meno di cento giorni alle prossime elezioni europee. Un voto con cui si concluderà una legislatura difficilissima per l'Ue, che ha visto susseguirsi una pandemia, una guerra alle porte dell'Europa, una crisi energetica e livelli di inflazione pesantissimi. Abbiamo parlato delle sfide future che si dovranno affrontare con Tiziana Beghin, eurodeputata e capo-delegazione del Movimento Cinque Stelle.

Dalle ultime elezioni l'Ue ha affrontato una pandemia, una guerra alle sue porte, una crisi economica ed energetica. Bruxelles ha messo in campo il Pnrr per risollevare l'Unione, è stato abbastanza?

Credo che sia stata una pietra miliare nella storia dell'Unione Europea, perché ha dimostrato che si può fare, che è possibile garantire con il bilancio europeo un aiuto ai vari Paesi, indipendentemente dalla loro spazio fiscale, per arrivare a una progressione dell'Ue nel suo suo complesso. È chiaro che bisogna fare molto di più. Il Covid è stato un evento straordinario, eccezionale, ma ahimè, non è stato isolato: oggi ci ritroviamo con una guerra alle porte dell'Europa e un conflitto in Medio Oriente, uno shock energetico a cui è seguito un aumento dell'inflazione e tutta una serie di questioni che hanno a catena creato una situazione congiunturale insostenibile. Tutto ciò ha generato forti diseguaglianze e serve uno sforzo comune. Allora, dove si trovano queste risorse? Lo abbiamo già fatto una volta con il Next Generation Eu: adesso abbiamo bisogno di un Next Generation Eu bis, focalizzato specialmente sulla transizione.

Uno dei temi della campagna elettorale è proprio la transizione verde. Tante forze politiche la oppongono, cosa c'è in gioco?

La destra, persa la sfida sulla questione delle crisi migratorie – che pur andando al governo non è in alcun modo riuscita a risolvere, perché con gli slogan populisti molto poco si fa – oggi si sposta ideologicamente sulla lotta al la transizione energetica, come se fosse la causa di tutti i mali. Come se fosse, ad esempio, la causa primaria delle proteste degli agricoltori, quando in realtà non è così. Gli agricoltori protestano perché oggi si ritrovano a vivere una situazione molto complicata – come del resto molti altri cittadini – perché loro stessi subiscono gli effetti di crisi congiunturali che non hanno visto delle politiche di risposta effettivamente risolutive.

Il nostro governo e l'Europa – ricordo che il commissario all'Agricoltura è del gruppo dei Conservatori e Riformisti, lo stesso gruppo della nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del nostro ministro Agricoltura, Francesco Lollobrigida – cosa hanno fatto per aiutare gli agricoltori in questi anni? Nulla, e allora trovano più facile puntare il dito contro la transizione ecologica, che invece deve essere vista come una grande opportunità.

Diverse elezioni nazionali degli ultimi anni ci parlano di un vento da destra. Cosa deve fare il campo progressista?

Io non sono così convinta che questo vento di destra sarà poi così importante, come si narra. Sicuramente c'è un'alternanza, come sempre succede, laddove ci sono problemi che sono irrisolti. Ma non bisogna perdere di vista quello che è invece un punto importante: non si deve fare politica secondo i sondaggi o gli umori del momento, ma secondo quelli che si credono essere dei punti effettivi per delle soluzioni. Noi, come Movimento cinque Stelle, non abbandoniamo i nostri valori, i nostri principi e i nostri punti fondamentali in agenda. In primis la pace. La fine immediata di tutti i conflitti – da quello alle porte dell'Europa, quindi Ucraina e Russia, a quello in Medio Oriente – per noi rimane un obiettivo prioritario sia per motivi umanitari che di coscienza sociale. Perché le guerre di fatto portano povertà alla maggior parte delle persone, ma anche ricchezza a un numero ristretto.

In tutte le crisi che abbiamo vissuto abbiamo visto persone che si arricchiscono, lo abbiamo visto sulla guerra e sulla pandemia. Vanno trovate delle soluzioni: le crisi non devono diventare opportunità per pochi, ma devono essere risolte velocemente per il benessere dei molti.

Oltre alla transizione green e alla lotta alle diseguaglianze, qual è un'altra priorità per la campagna elettorale del M5s?

La lotta alle diseguaglianze per noi è prioritaria, ma non solo all'interno dei Paesi. Noi vogliamo sicuramente che ci sia una possibilità per tutti i cittadini di godere appieno dei diritti inalienabili che anche l'Unione Europea garantisce, ma vogliamo che questo esista anche tra Stati membri. Per questo è importante mantenere una certa attenzione sulle politiche economiche che a livello europeo risultano ancora inefficaci e purtroppo troppo spesso foriere di diseguaglianze tra Stati membri. Pensiamo al Patto di stabilità e crescita che tra poco tempo riporterà una tagliola per quegli Stati membri che non hanno adeguato spazio fiscale e che non potranno quindi sopperire in qualche modo con investimenti a momenti difficili. Ecco, noi crediamo che invece l'Unione Europea debba dimostrarsi unione vera, anche e soprattutto rispetto a quegli Stati che oggi hanno magari maggiori difficoltà. Questo è l'ideale che vogliamo portare avanti.

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