Beghin (M5s) a Fanpage: “Case green? Dalla destra solo propaganda, direttiva abbasserebbe le bollette”
La direttiva dell'Unione europea sulle "case green", che prevede la ristrutturazione degli edifici per renderli più efficienti dal punto di vista energetico, ha portato con sé un vento di polemiche tra le forze politiche. Quelle di maggioranza hanno criticato duramente la proposta di Bruxelles che, se approvata, secondo i primi calcoli porterebbe alla ristrutturazione di oltre 3 milioni di edifici. Secondo i partiti al governo, le istituzioni Ue stanno imponendo la transizione energetica a costi troppo elevati per i cittadini. Ma sul tema c'è ancora tanta confusione. Ne abbiamo parlato con Tiziana Beghin, eurodeputata e portavoce del Movimento Cinque Stelle al Parlamento europeo.
Sulla questione della direttiva per le “case green” le cose non sembrano chiarissime in Italia, ci può spiegare cosa dice la proposta e cosa, invece, non dice?
La confusione è stata creata ad arte dall’estrema destra italiana perché, in realtà, la proposta del Parlamento europeo ancora non è stata finalizzata. I relatori la stanno negoziando e verrà messa ai voti nella Commissione Industria solo il 9 febbraio. Una volta che il testo verrà approvato dalla plenaria, prevedibilmente nel mese di marzo, si apriranno i negoziati con il Consiglio che nel frattempo ha approvato la sua posizione negoziale. La polemica è nata dunque su qualcosa che ancora non c’è, ma è giusto rassicurare i cittadini dicendo che nessuno dei testi – quello della Commissione, del Consiglio e la bozza del Parlamento europeo – prevede il divieto di vendita o di affitto degli immobili con certificazione energetica bassa. La direttiva prevede tuttavia un percorso, per noi imprescindibile, di adeguamento del parco edilizio europeo, in parte obsoleto. Questo ci aiuterà a raggiungere l’indipendenza totale dal gas russo, contribuirà ad abbassare le bollette dei cittadini e a contrastare i cambiamenti climatici. Questa proposta di direttiva è una cosa seria, dobbiamo essere abili a sfruttarla a nostro vantaggio
Qual è il costo aggiuntivo che i cittadini pagano per non avere case efficienti dal punto di vista energetico?
È enorme e non riguarda il solo risparmio in bolletta, che comunque è di per se un fatto importante e che ripaga nel tempo l’investimento fatto. I dati Eurostat dicono che rispetto al 2010 l’Italia è l’unico Paese europeo, assieme alla Grecia, in cui il valore delle case è oggi diminuito. In Germania è aumentato del 95%, in Olanda del 70%, in Francia del 35% per fare qualche esempio, dai noi è negativo e questo nonostante l’inflazione. Se non alziamo il livello energetico degli edifici il loro valore continuerà a calare, investire dunque nell’edilizia come ha fatto il Movimento 5 Stelle con il Superbonus conviene a tutti: all’economia, all’ambiente e anche agli italiani.
L’Italia è indietro da questo punto di vista rispetto al resto d’Europa?
Si, purtroppo ed è davvero miope che l’estrema destra che governa questo Paese non se ne renda conto. Secondo dati ufficiali sono circa 1,8 milioni – il 15% circa – gli immobili considerati di classe G. Mentre quelli nella classe F sono poco meno di 2 milioni. Se escludiamo le deroghe che riguarderanno i monolocali e il patrimonio storico saranno molti di meno. Nel Nord Europa, viste anche le condizioni climatiche, da sempre sono più sensibili rispetto a questo tema.
Lei ha accusato la destra di fare propaganda su questo tema, perché?
Perché hanno creato una polemica solo per coprire mediaticamente i disastri del DL benzina e dello sciopero dei benzinai. Hanno accusato i gestori di aver fatto speculazione sui prezzi quando erano loro i responsabili dei rincari causati dallo stop al taglio delle accise. Spiace che molti autorevoli giornali non abbiano verificato le fonti, si sarebbero facilmente accorti che la verità è un’altra e che, per esempio, il ministro Pichetto lo scorso 25 Ottobre ha approvato la direttiva sull’efficientamento energetico in sede di Consiglio. Il governo ha già dato l’ok a obiettivi simili a quelli presenti nella bozza del Parlamento.
Ha anche detto che serve un nuovo Recovery fund energetico, per attuare il piano. Pensa che sia possibile ottenerlo?
Siamo consapevoli che è più difficile perché, a differenza del 2020 quando Giuseppe Conte aveva raggiunto l’accordo sul Next Generation EU, oggi c’è in Italia un governo euroscettico e che strizza l’occhio ai sovranisti al potere in Polonia e Ungheria. Questo rende il nostro Paese estremamente vulnerabile agli occhi degli altri partner europei. Tuttavia, questa direttiva pone un problema di risorse. L’articolo 15 della bozza del Parlamento europeo prevede misure di supporto finanziario in combinazione con altri strumenti come il Recovery fund, Il Fondo climatico sociale e i fondi di coesione. Si tratta di fondi già impegnati per altri progetti e investimenti, non basta. Se vogliamo davvero raggiungere gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici servono ingenti e nuove risorse. Su questo il governo italiano dovrebbe ingaggiare un duello a Bruxelles.