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Basta tabù, sulla salute mentale serve un Piano nazionale: la proposta di Nicola Zingaretti

Bonus psicologo, più interventi sul territorio e più fondi per l’assistenza e la sanità pubblica. Nicola Zingaretti, in un contributo esclusivo a Fanpage.it, delinea la sua proposta di un Piano nazionale per la salute mentale. Un tema, il disagio psicologico, che “la destra non ha come priorità”.
A cura di Redazione
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Pubblichiamo in esclusiva un contributo di Nicola Zingaretti, ex presidente della Regione Lazio e segretario del Partito democratico dal 2019 al 2021, sulla salute mentale, l'approccio del governo Meloni e la necessità di un Piano nazionale per rispondere alla crisi, che coinvolge soprattutto giovani.

Il 15 marzo è la giornata mondiale contro i disturbi alimentari. In Italia questo tema sta esplodendo, insieme ad altre problematiche legate alla salute mentale. Il Governo, concentrato sulle cose più disparate, dovrebbe dare risposte immediate all’emergenza disagio psicologico che colpisce soprattutto la fascia più giovane della popolazione, e in particolare gli adolescenti.

C’è un’onda sotterranea che scuote nel profondo le ragazze e i ragazzi, mina la loro serenità, ostacola le loro attività scolastiche e spesso, addirittura, impedisce ogni forma di vita sociale. Nei casi più gravi, genera – appunto – disturbi alimentari, ma anche fenomeni di autolesionismo, fino al gesto drammatico del suicidio. È una tragedia che non possiamo permetterci di ignorare o sottovalutare.

I dati sono sconcertanti. Aumenta in maniera esponenziale il fenomeno delle ragazze e ragazze che rompono ogni legame con scuola e amici: in Italia sono circa 54mila gli studenti di scuola superiore che si identificano in una situazione di ritiro sociale, secondo il primo studio nazionale promosso dalla onlus Gruppo Abele. Nell’ultimo anno, 300mila adolescenti hanno fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione; il 48% degli under 18 presenta sintomi post-tramautici, mentre i tentati suicidi degli adolescenti sono aumentati del 30%, come indica uno studio dell’Ospedale Bambin Gesù.

Uno scenario di disagio e fragilità, sul quale gli stessi psicologi faticano ad individuare le cause, ma che è legato all’assenza di futuro e al sentimento di paura e solitudine nel presente, alla desolazione dei social, che creano fenomeni di massa inediti, e sul quale sicuramente l’irruzione nel mondo della pandemia ha avuto un effetto deflagrante.

Mentre la destra dimentica la salute mentale, serve un Piano nazionale

Lasciare soli questi ragazzi e queste ragazze, i loro padri e le loro madri, è criminale. Anche perché la realtà è che una via d’uscita, oggi, la riescono a trovare solo le famiglie benestanti, che si fanno carico di costi per percorsi terapeutici spesso molto alti. Per questo, la scelta della destra di ridurre dell’80% per il 2023 i finanziamenti per il bonus psicologo introdotto dal Governo Draghi è gravissima, e rischia di produrre danni enormi per un’intera generazione.

La risposta del servizio sanitario pubblico è totalmente inadeguata. In Italia mancano i luoghi per combattere il disagio psicologico: sono appena 1.299 le strutture territoriali per la salute mentale, con una media nazionale pari a 2,6 strutture per 100 mila abitanti. Mancano professionisti nelle strutture pubbliche: in Italia abbiamo solo 8,6 psicologi assunti dal Servizio Sanitario Nazionale ogni 100.000 abitanti, meno della metà della soglia consigliata di 20 psicologi ogni centomila residenti.

La destra non ha come priorità la salute mentale, forse anche per un antico retaggio che considera il disagio psicologico come uno stigma, un male oscuro da tenere ben nascosto. Noi crediamo invece che su questa emergenza non ci sia un minuto da perdere e che l’offerta di un servizio pubblico di assistenza psicologica accessibile e diffuso sia più che mai necessaria. Con “Aiutamente”, che ho varato come presidente della Regione Lazio, abbiamo lanciato un intervento integrato da circa 12mln di euro per fronteggiare l’emergenza salute mentale dei giovani: un contributo da assegnare a famiglie con un ISEE fino a 40mila euro, insieme a un intervento strutturale per l’assunzione di psicologi, il rafforzamento dei presidi territoriali e nelle scuole.

Credo che sia il momento che anche al livello nazionale ci si muova nella direzione di un intervento strutturale. Dobbiamo andare oltre il bonus, che comunque è una misura che dovrebbe essere sostenuta. Per questo bisogna varare un Piano Nazionale per la Salute Mentale da costruire su cinque grandi pilastri:

  1. Ripristinare il finanziamento per il bonus psicologico almeno fino ai livelli previsti dal Governo Draghi;
  2. Costruire una rete di ascolto territoriale nelle scuole, università e centri sportivi che intercetti il disagio;
  3. Creare un numero gratuito e pubblico di assistenza;
  4. Potenziare la rete dei consultori;
  5. Stanziare risorse per questo e tra l’altro assumere nel settore pubblico nei prossimi 5 anni 7mila psicologi e psicoteraupeti e neuro psichiatri infantili raggiungere una copertura di 20 professionisti ogni centomila abitanti.

E poi, diciamo ad alta voce: basta tabù! Del disagio psicologico si può e si deve parlare.

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