Basta rinvii per la rottamazione quater, quando scattano i recuperi del Fisco per chi non paga
Quello che il centrodestra ha inserito nel decreto Milleproroghe è l'ultimo rinvio per i pagamenti della rottamazione quater delle cartelle esattoriali. Dopo il 20 marzo 2024, per chi non ha ancora pagato scatteranno i recuperi dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione. A chiarirlo è stato proprio il direttore dell'agenzia, Ernesto Maria Ruffini, intervenuto in Senato davanti alla commissione Finanze per un'audizione.
Da quando la rottamazione quater delle cartelle esattoriali ha avuto il via, ci sono state diverse proroghe delle scadenze. Per chi si era messo d'accordo con il Fisco in modo da ‘rottamare' i suoi debiti senza pagare interessi e sanzioni accumulate, la prima rata dei versamenti avrebbe dovuto arrivare a fine ottobre, la seconda a fine novembre, e la terza entro oggi, 28 febbraio 2024. Già alla fine dell'anno scorso i termini erano slittati, e si era dato tempo fino al 18 dicembre per mettersi in pari con i pagamenti dovuti. Con il decreto Milleproroghe, è arrivata un'altra proroga: c'è tempo fino al 15 marzo 2024.
Dunque, sia chi era in regola con i pagamenti sia chi non aveva ancora versato neanche una rata potrà aspettare fino al 15 marzo per regolarizzare la sua posizione. Considerando poi che la norma prevede una tolleranza di cinque giorni, si parla in pratica del 20 marzo come ultimo giorno utile. Dopodiché, però, basta: non ci saranno altri slittamenti.
La conferma è arrivata da Ruffini, che ha chiarito la situazione: dopo il 20 marzo, per chi ancora non ha rispettato i patti con l'Agenzia delle Entrate e non ha iniziato a recuperare i debiti degli scorsi anni, scatteranno le azioni di recupero. Insomma, l'agenzia si mobiliterà per farsi versare quello che le è dovuto, e che gli stessi contribuenti avevano accettato di pagare meno di un anno fa.
Anche perché, come ha sottolineato Ruffini, al momento il Fisco italiano ha un ‘magazzino' da 1.206,6 miliardi di euro di debiti che andrebbero riscossi. Di questi, però, c'è una possibilità ragionevole di recuperare solo 101,7 miliardi. L'8,4% del totale. Gli altri sono troppo vecchi o comunque risultano ormai impossibili da esigere per una serie di circostanze. In alcuni casi, cercare di farseli pagare costerebbe più del debito stesso.
Tra i debiti che si possono recuperare, poi, solo alcuni sono riferiti agli ultimi anni: si parla di circa 68 miliardi che risalgono al periodo dal 2016 al 2023, mentre gli altri sono precedenti. Durante l'audizione in Senato, il presidente della commissione Finanze (il leghista Massimo Garavaglia) ha chiesto a Ruffini di concentrarsi su questa parte. Lasciando quindi da parte i debiti accumulati prima del 2015: se saranno recuperati, ha detto, saranno eventualmente da considerarsi un attivo inaspettato.