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Opinioni

Barack, Silvio e l’onere del giornalismo

Silvio Berlusconi e Barack Obama visti attraverso le ultime interviste che hanno rilasciato: il rapporto fra giornalismo e potere politico, in Italia e negli States.
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Nelle notti de Il Cairo, con i venti di rinnovamento che soffiano nell'intera zona nordafricana e mediorientale, il nostro Paese è costretto ad interrogarsi sull'autenticità dei messaggini adolescenziali ricevuti dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e da suo fratello Paolo. Ormai alla realtà si sovrappone la caricatura, alla cronaca la satira e, per paradossale che possa sembrare, il tutto in una sorta di lento ma inesorabile scivolamento del dibattito, con l'opinione pubblica incapace di reagire, di indignarsi o almeno di elaborare criticamente le informazioni. E del resto, anche provando ad andare oltre la nipote di Mubarak, uno dei punti cruciali nell'analisi dell'intera vicenda, ma oseremmo dire del particolare momento storico che sta vivendo il nostro Paese, è certamente la considerazione dello "stato paradossale" in cui versa una parte rilevante dell'informazione italiana.

Senza voler scendere in una sterile polemica (altri e ben più autorevoli commentatori hanno sottolineato la questione informazione) ed evitando di generalizzare, per non rientrare nel gioco delle parti in cui risulta praticamente impossibile separare l'informazione da una sorta di militanza politica o ideologica, vorremmo limitarci ad una tuttosommato banale sovrapposizione. A tre anni di distanza dalla vittoria nelle rispettive competizioni elettorali, due personaggi così diversi come Barack Obama e Silvio Berlusconi attraversano un momento particolarmente delicato per quanto concerne la loro esperienza di Governo. Chiaramente la "difficoltà" dei due leader ha radici diverse e del tutto non paragonabili, però è interesssante vedere in che modo i due si rapportano ai mezzi di comunicazione.

Per farlo, proviamo a prendere in considerazione le ultime interviste televisive rilasciate, sottolineando già una prima cruciale differenza: Barack Obama sceglie di confrontarsi con un esperto intervistatore della FOX e quello che ne vien fuori è un vero e proprio duello, con domande pungenti, risposte sensate ed articolate e un continuo botta e risposta, fatto finanche di sovrapposizioni e di una lunga serie di "interruzioni" di gasparriana memoria.

Intendiamoci, chi scrive non è certamente un simpatizzante del "conservatorismo illuminato" del network statunitense, per utilizzare una definizione fin troppo inflazionata, tuttavia non si può dimenticare che una delle "funzioni" del giornalismo è quella di "controllo e stimolo del potere economico e politico, una luce sempre accesa sulle distorsioni della politica e del sistema", con la necessità di non limitarsi ad una serie di sterili lanci di agenzia, ma di "pungolare gli attori della politica", assolvendo ad una funzione fondamentale per una vera e compiuta democrazia. Ecco, in tal senso, sinceramente rischia di avere del paradossale la linea scelta da alcuni telegiornali e media di casa nostra che più o meno intendono il rapporto con il potere in questi termini

Ecco, al di là di ogni appartenenza politica (nessuno dimentica anche le interviste compiacenti ad esponenti del centrosinistra pochi giorni dopo l'appoggio dell'allora Governo D'Alema all'intervento militare sull'altra sponda dell'Adriatico), appare chiaro che un simile tipo di giornalismo non ha futuro, proprio perchè non informa, non stimola il dibattito e rischia di trasformare i media in sterili amplificatori del messaggio del potente di turno.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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