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Bar e locali protestano contro il nuovo Codice di condotta per clienti di Piantedosi, Viminale: “Facoltativo”

Le nuove linee guida per la sicurezza nei locali e nei bar fanno infuriare gli esercenti. Tanto che il Viminale è costretto a emanare una nota con chiarimenti.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro dell'Interno Piantedosi ha emanato un decreto, pubblicato sabato in Gazzetta Ufficiale, che contiene le linee guida per la prevenzione degli atti illegali e di situazioni di pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica all'interno e nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici.

L'obiettivo è "innalzare il livello di prevenzione dell'illegalità e delle situazioni di pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica all'interno e nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici, attraverso il coinvolgimento delle associazioni di categoria dei gestori dei locali di pubblico trattenimento e la valorizzazione dei comportamenti degli esercenti che intendono concorrere al mantenimento della legalità".
Tra le norme si prescrive di individuare un referente della sicurezza per il locale e "segnalare tempestivamente alle forze di polizia situazioni di illegalità o di pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica", installare sistemi di videosorveglianza, garantire un'adeguata illuminazione e introdurre il Codice di condotta dell'avventore ‘modello'.

Questo Codice dovrà essere affisso "in modo ben visibile all'interno del locale" e pubblicizzato "anche sui siti web degli stessi esercizi". Per fregiarsi del titolo di "avventore modello" la persona dovrà impegnarsi "a non introdurre armi improprie e, laddove non vi sia un giustificato motivo, strumenti atti ad offendere"; non dovrà utilizzare spray urticanti; divieto di introdurre sostanze stupefacenti o bevande alcoliche che non siano state somministrate dallo stesso locale; non dovrà danneggiare i dispositivi antincendi e, più in generale, gli arredi presenti nel locale e nelle sue pertinenze; avrà l'obbligo di non impedire o rendere difficoltosa la fruibilità delle uscite di sicurezza; non dovrà abbandonare nelle aree di pertinenza del locale e in quelle immediatamente circostanti residui, anche in vetro, delle consumazioni, e altri rifiuti in genere; eviterà comportamenti molesti o che possano disturbare la quiete pubblica. Si potrà poi prevedere che la violazione di queste regole da parte dell'avventore costituisce "motivo legittimo che consente all'esercente di rifiutare la prestazione richiesta".

Nel testo è poi richiesta una particolare attenzione alla "tutela dei minori", soprattutto per quanto riguarda il divieto di somministrazione di bevande alcoliche e di accesso agli apparecchi di intrattenimento. Prevista inoltre "l'assoluta necessità" che i gestori dei locali osservino gli obblighi di identificazione dei minori mediante la richiesta di esibizione del documento di identità. In proposito, si potrà prevedere un'ulteriore misura, già messa in pratica nelle discoteche, dove si applica "su una parte ben visibile del corpo un timbro ad inchiostro lavabile capace di individuare l'avventore minorenne".

Il provvedimento individua "specifiche misure, basate sulla cooperazione tra i gestori degli esercizi e le forze di polizia, mediante appositi accordi sottoscritti tra il prefetto e le organizzazioni maggiormente rappresentative degli esercenti, cui i gestori medesimi si assoggettano con le modalità previste dagli stessi accordi".

Le linee guida si rivolgono ai locali che somministrano alimenti e bevande, agli stabilimenti balneari, alle strutture ricettive, comprese quelle che erogano servizi para-alberghieri, e al settore delle sale pubbliche dove si tengono giochi leciti. A questi si aggiungono i locali dove vengono esercitate attività economiche miste: è il caso dei locali in cui vengono offerti al pubblico spettacoli o trattenimenti, insieme alla possibilità di fruire di servizi di ristorazione o, comunque, di somministrazione di alimenti e bevande.

L'adesione agli accordi prevede meccanismi premiali per gli esercenti virtuosi, evitando la sospensione o la revoca della licenza quando si verificano disordini nel locale, se il gestore ha adottato i comportamenti previsti dalle Linee guida.

Bar e locali contro il decreto Piantedosi

Il Codice però non piace agli esercenti, che sono sul piede di guerra. "Chiediamo un incontro al Ministero degli Interni per chiarire i dettagli delle nuove norme previste per i gestori dei pubblici esercizi", ha detto il presidente di Fiepet Confesercenti Giancarlo Banchieri, commentando la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che adotta le "Linee guida per la prevenzione degli atti illegali e di situazioni di pericolo per l'ordine la sicurezza pubblica all'interno e nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici".

"Queste linee guida – ha detto Banchieri – rischiano di costituire ulteriori oneri per gli esercenti. I gestori di bar, ristoranti e discoteche quotidianamente agiscono per evitare e denunciare situazioni di pericolo alle forze dell'ordine. Imporre per decreto ai gestori di pubblici esercizi di installare sistemi di videosorveglianza, illuminare le aree circostanti e definire codici di condotta è però inaccettabile, perché scarica sulle nostre spalle responsabilità che spettano allo Stato. Non possiamo sostituirci alle forze dell'ordine e non possiamo vigilare all'esterno dei locali. Siamo convinti che collaborare sia un dovere ma è assurdo imporci obblighi difficilmente gestibili".

"La sicurezza è un bene comune e deve essere garantita da chi ne ha le competenze e le risorse. Da parte nostra – ha aggiunto il presidente Fiepet – garantiamo la massima collaborazione, ma chiediamo un maggiore impegno delle forze dell'ordine sul territorio e misure concrete per prevenire e contrastare la criminalità, invece di scaricare oneri, obblighi e responsabilità sui privati".

"Siamo sconcertati non solo dal contenuto del decreto, ma anche dalle modalità con cui questo è stato concepito: quale prima associazione di rappresentanza del settore dei pubblici esercizi, è inaccettabile che la Fipe non sia stata consultata. Con l'adozione di questo decreto, si spostano responsabilità di ordine pubblico, che spettano allo Stato, sulle attività che svolgono un servizio per la cittadinanza", si legge in una nota di Aldo Mario Cursano, vicepresidente Vicario di Fipe-Confcommercio. "Le attività – ha aggiunto Cursano – sono già responsabili all'interno dei propri locali, con organizzazioni strutturate per garantire la massima sicurezza ai clienti. Abbiamo sistemi di sicurezza, attività di formazione e prevenzione che rispondono alla nostra funzione: accogliere e servire i cittadini. Ma non possiamo occuparci di ciò che avviene all'esterno dei nostri spazi, perché non è pertinente alle nostre responsabilità e funzioni".

Nella nota, Fipe-Confcommercio "esprime profonda contrarietà e delusione riguardo al decreto emanato dal Ministero dell'Interno, che introduce nuove linee guida per la prevenzione di atti illegali e situazioni di pericolo nei pubblici esercizi. Oltre a lamentare la mancata consultazione dell'associazione, Fipe sottolinea inoltre come il decreto preveda obblighi insostenibili per gli esercenti, quali l'installazione di costosi sistemi di videosorveglianza e la designazione di referenti per la sicurezza, imponendo ulteriori oneri a un settore già gravato da pesanti costi e adempimenti".

"La Federazione respinge l'idea che i pubblici esercizi siano percepiti come luoghi di pericolo o eccesso. Al contrario, le attività degli esercenti offrono un servizio alla cittadinanza, sono luoghi di socialità e non di rischio. La funzione di ordine pubblico è e deve rimanere una competenza esclusiva delle forze dell'ordine. Addossare ulteriori responsabilità agli esercenti, già schiacciati da obblighi gravosi, è una scelta che penalizza l'intero settore. Fipe – conclude la nota – chiede che il decreto venga rivisto, avviando un dialogo trasparente e costruttivo con le organizzazioni di categoria. Fipe resta a disposizione per contribuire a soluzioni che tutelino sia la sicurezza pubblica sia le esigenze delle imprese".

Dopo le proteste arrivano le rassicurazioni del Viminale: "Linee guida su base volontaria"

"Le linee guida per prevenire problemi di sicurezza nei locali pubblici forniscono indirizzi per la stipula di accordi in sede territoriale cui è possibile aderire su base volontaria, senza alcun obbligo e senza quindi nuovi costi per gli operatori", hanno fatto sapere fonti del Viminale, nella serata di sabato. "L'adesione a queste linee guida rappresenta una forma di tutela per chi gestisce un locale e per gli avventori, una cornice di prevenzione di cui le autorità di pubblica sicurezza tengono conto nel caso in cui a seguito di criticità all'interno dei locali si debbano adottare eventuali provvedimenti nei confronti dell'attività – proseguono le fonti -. In ogni caso, va sottolineato che dette linee guida sono state emanate dal Viminale per ottemperare a quanto prescritto dal precise norme di legge e sono state condivise con le associazioni di categoria e gli enti territoriali. Sono messe a disposizione dei tavoli di confronto territoriale che si riuniscono sul tema con la partecipazione delle istituzioni locali".

Avs attacca: "Un pasticcio, ma si può governare così un Paese?"

"È stato costretto a fare un passo indietro dopo aver pubblicato un decreto in GU che manda in pezzi libertà e programmi degli esercenti. Ma si può governare così un Paese? Il ministro Piantedosi si è inventato una realtà di caos e di illegalità nelle strade, stabilendo a carico degli esercenti e dei gestori di locali pubblici regole e codici di condotta, attribuendo loro la responsabilità dell'ordine pubblico. Questo scenario da panico e le ricette del Viminale, naturalmente, hanno mandato in subbuglio intere categorie economiche ed in poche ore il ministro ha fatto il passo indietro chiarendo che tutto è su basi volontarie. Ne dovrebbe fare molti di più di passi indietro, per allontanarsi da quel posto di comando", ha detto il capogruppo di Avs in commissione Affari costituzionali della Camera Filiberto Zaratti.

"Il pasticcio di Piantedosi crea comunque problemi: il ministro vuole dividere i gestori tra buoni e cattivi? Chi non aderisce a tali assurde regole sarà visto in modo negativo? Agli esercenti sarà lasciata scelta di ‘arruolarsi' volontariamente come vigilantes oppure essere guardati con sospetto?".

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