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Bankitalia, per la poltrona di governatore è corsa a tre. Berlusconi: Presto la decisione

Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli e Lorenzo Bini Smaghi sono i possibili successori di Mario Draghi.Per Berlusconi e i suoi una scelta molto complicata.
A cura di Alfonso Biondi
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Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli e Lorenzo Bini Smaghi sono i possibili successori di Mario Draghi.Per Berlusconi e i suoi una scelta molto complicata.

Manca davvero poco per conoscere il nome del prossimo governatore della Banca d'Italia. A dirlo è il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il nome tanto atteso non è ancora venuto fuori perché, come dice il Cavaliere, "ci sono ancora problemi da risolvere" ma è chiaro a tutti che questi problemi dovranno essere risolti nel più brave tempo possibile: dal 1° novembre, infatti, Mario Draghi traslocherà ufficialmente a Francoforte dove prenderà il timone della Bce. I nomi che si fanno sono sempre gli stessi: Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli e Lorenzo Bini Smaghi.

Non è un mistero che l'interno Saccomanni sia il candidato più gradito proprio agli uomini di Bankitalia e al governatore uscente Mario Draghi, anche perché la sua sarebbe una scelta che garantirebbe una certa indipendenza dalla politica. Vittorio Grilli, attuale direttore generale del Tesoro, è invece l'uomo del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti; in questo caso l'indipendenza dalla politica non sarebbe garantita, ci sarebbe anzi il rischio che la Banca d'Italia diventi un organo al servizio dell'esecutivo. Il terzo uomo, quello che al momento pare essere il preferito di Berlusconi, è Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano del Consiglio della Bce che ha fatto parlare di sé per aver rifiutato di rassegnare le proprie dimissioni a seguito della nomina di Draghi all'Eurotower.

Sul decreto sviluppo non c'è fretta

Se per la nomina del nuovo governatore di Bankitalia il tempo stringe, per quanto riguarda il decreto sviluppo si può procedere in maniera più rilassata. Silvio Berlusconi ha dichiarato che per il varo del provvedimento non c'è fretta e che verrà presentato solamente "quando sarà convincente". Il problema, manco a dirlo, sono i soldi che non ci sono. Bisognerà quindi provare a far ripartire la crescita con un decreto praticamente a costo zero, dato che l'ipotesi di un condono tombale ed edilizio– che potrebbe portare qualche risorsa alla causa- rischierebbe di creare nuove fratture in seno a un esecutivo che solamente lo scorso venerdì ha ottenuto l'ennesima fiducia dal Parlamento.

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