Bankitalia dice che il salario minimo serve alla giustizia sociale: “Troppi hanno un lavoro precario”
Il salario minimo serve per assicurare giustizia sociale. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nella sua relazione annuale di considerazioni finali: "Come negli altri principali Paesi, l'introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale. Troppi, non solo tra i giovani, non hanno un'occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate". Per poi sottolineare come il precariato sia ancora un problema importante: "In molti casi il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%". Così come il lavoro povero: il 30% dei lavoratori dipendenti nel privato ha una retribuzione molto bassa, di 11.600 euro, ha precisato Visco
Il governatore di Bankitalia non ha parlato solo di stipendi e delle condizioni lavorative nel nostro Paese, ma anche della situazione economica generale: "La pandemia ha colpito il Paese quando esso non aveva ancora pienamente recuperato i danni inferti da quella duplice crisi, quando ancora l'introduzione lenta e frammentata delle necessarie riforme stentava a sciogliere i nodi che frenano il nostro sviluppo. Ma l'Italia ha superato questa terza gravissima crisi, così come lo shock energetico seguito all'aggressione russa all'Ucraina, meglio di quanto ci attendevamo", ha detto Visco.
Ora la sfida è quella di "evitare di essere spinti, come in anni non lontani, ai margini delle trasformazioni in corso", ma rafforzare invece il posizionamento internazionale dell'Italia, sapendo governare questi cambiamenti che sono destinati "a cambiare radicalmente gli assetti economici e sociali". In ogni caso, le prospettive di crescita al momento rimangono positive: "Per il 2023 le previsioni oggi disponibili convergono su un aumento del prodotto intorno all'1%. Sono segnali incoraggianti che vanno rafforzati, superando quei ritardi che ancora impediscono alla nostra economia di dispiegare appieno le proprie potenzialità", ha fatto sapere Visco.
In questo caso di crescita, ha aggiunto il governatore di Bankitalia, non si può non tenere conto dei flussi migratori: "Anche nell’ipotesi molto favorevole di un progressivo innalzamento dei tassi di attività dei giovani e delle donne fino ai valori medi dell’Unione europea, nei prossimi venti anni la crescita economica non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro: gli effetti del calo della popolazione nelle età centrali potranno essere mitigati nel medio periodo, oltre che da un allungamento dell’età lavorativa, solo da un aumento del saldo migratorio".
Avviandosi alla conclusione, Visco ha parlato anche del Piano nazionale di ripresa e resilienza: "Miglioramenti del Pnrr sono possibili. Nel perseguimento di eventuali modifiche bisogna però tenere conto del serrato programma concordato con le autorità europee; al riguardo, un confronto continuo con la Commissione è assolutamente necessario, nonché utile e costruttivo. Non c'è tempo da perdere".
Infine, Visco ha lanciato un appello: "Problemi come la riduzione del debito pubblico o l'adozione di stili di vita coerenti con la difesa dell'ambiente richiedono che la società li comprenda e faccia propri, non perché ce lo chiede l'Europa ma perché ci schermano dai rischi e dischiudono opportunità. Spetta ai più giovani, meno condizionati dal passato, immaginare quel mondo, individuarne le opportunità, andranno ascoltati".