La flat tax è poco realistica per l’Italia perché toglierebbe soldi al welfare, dice Bankitalia
La riforma fiscale è senza coperture, la flat tax è irrealistica e la lotta all'evasione va fatta non solo tramite accordi con le aziende ma anche rafforzando i controlli. Questo è in sintesi il giudizio dato dalla Banca d'Italia alla Camera, durante un'audizione alla commissione Finanze. A parlare è stato il capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale di Bankitalia, Giacomo Ricotti.
L'aspetto positivo della legge delega approvata dal governo Meloni, ha sottolineato Ricotti, è che contribuisce "alla certezza del diritto e alla semplificazione del sistema tributario". In più, l'Italia "ha bisogno di un'ampia e organica riforma fiscale", e un disegno di legge dà l'opportunità di farla. Uno degli scopi dovrebbe essere tassare di più "rendita e consumi", e di meno "lavoro e capitale". I punti interrogativi sulle ricadute più concrete della riforma delle tasse, però, sono parecchi.
Da dove si prendono i soldi: servono coperture "adeguate e credibili" e non ci sono
A cominciare dai soldi con i quali il governo vuole pagarla. Per ridurre le tasse, lo Stato deve trovare i fondi da qualche parte. Al momento, nella legge non c'è scritto dove: l'unica indicazione è che saranno rimodulate le tax expenditures, cioè le varie deduzioni e detrazioni fiscali, che al momento sono più di 600. Quelle stesse tax expenditures, però, dovranno essere maneggiate con cautela per garantire "la progressività ed evitare aggravi sui redditi più bassi", ha detto la Banca d'Italia.
Insomma, è necessario che "la delega trovi le opportune coperture", e che queste siano "adeguate, strutturali e credibili". Anche perché molti degli interventi previsti "comporteranno perdite di gettito", e per adesso "non è chiaro né quali incentivi fiscali saranno oggetto della razionalizzazione, né l'entità delle risorse che potranno essere recuperate".
La flat tax è "poco realistica" per l'Italia
Un altro punto critico della riforma è quello che Ricotti ha definito "il modello prefigurato come punto di arrivo", cioè la flat tax per tutti promessa dal centrodestra e in particolare dalla Lega di Matteo Salvini. Questo sistema "potrebbe risultare poco realistico per un Paese con un ampio sistema di welfare" come l'Italia, anche perché ci sono dei "vincoli di finanza pubblica", quindi tagliando le tasse in modo ‘piatto' non ci sarebbero abbastanza soldi per garantire i servizi essenziali alla popolazione. In generale, "l'estensione dei regimi sostitutivi potrebbe ridurre l'equità del sistema" fiscale.
Peraltro l'Italia sarebbe l'unico grande Paese al mondo ad adottare un sistema simile. La flat tax "rappresenterebbe un unicum tra i sistemi in vigore nelle maggiori economie avanzate: è stato adottato in prevalenza da economie in transizione o in via di sviluppo, con una contenuta pressione fiscale e sistemi di welfare di dimensione limitata".
Evasione fiscale, i controlli sulle aziende vanno rafforzati
Ricotti ha parlato anche dell'evasione fiscale. Lo scopo della riforma del governo Meloni è "spostare l'interlocuzione con il fisco" da parte delle aziende "in un momento antecedente alla dichiarazione", con quella che viene definita "cooperative compliance" e con "l'introduzione del concordato preventivo". In pratica, le aziende – soprattutto le più grandi – potranno mettersi d'accordo con l'Agenzia delle Entrate su quanto pagare, e in cambio essere sollevate in buona parte dai controlli. Su questo aspetto, Bankitalia ha sospeso il giudizio: "A oggi non è possibile dire se la scelta di coinvolgere ex ante i contribuenti porterà a un rafforzamento o a un indebolimento" delle entrate fiscali.
Dall'altra parte, però, è certo che questa misura non basterà. "In un contesto segnato da una diffusa ed elevata evasione, in particolare tra i contribuenti che saranno interessati dal concordato preventivo, vanno comunque mantenute, se non irrobustite, le forme di controllo successive alla dichiarazione". Negli ultimi anni queste sono state rafforzate, e anche se Giorgia Meloni ha sminuito i risultati della stretta la Banca d'Italia ha chiesto di "non vanificare i successi finora ottenuti su questo fronte".
A proposito di imprese, la riforma "appare ispirata a favorire le imprese di dimensioni più contenute", che sono "un tassello importante e dinamico del nostro sistema produttivo", ma c'è anche un numero "straordinariamente elevato di microimprese (quelle con meno di 10 addetti), che mostrano livelli di produttività modesti". Al contrario, in Italia sono poche "le imprese medio-grandi, che hanno un'efficienza comparabile a quella delle aziende delle maggiori economie a noi vicine. Va evitata dunque l'introduzione di disincentivi alla crescita dimensionale".