Bankitalia boccia il reddito di cittadinanza: “Distorsivo, potrebbe favorire il lavoro nero”
La Banca d'Italia ha bocciato senza appello il reddito di cittadinanza promosso dal Movimento 5 Stelle. Secondo la relazione che il Capo del Servizio Struttura economica di Banca d'Italia Paolo Sestito ha sottoposto lo scorso 9 aprile al Direttorio, riportata dall'Huffington Post, il reddito di cittadinanza sarebbe "distorsivo e disincentivante", nonché un volano capace di favorire il lavoro in nero. "Commento alla proposta di reddito di cittadinanza del M5s", è il titolo del documento sottoposto ai vertici della Banca d'Italia che mira a far luce sul cavallo di battaglia dei grillini. Messo in relazione il reddito di cittadinanza pentastellato al Reddito d'inclusione del governo Gentiloni, secondo via Nazionale "se il prossimo governo decidesse di espandere la copertura degli strumenti di contrasto alla povertà, l'opzione più realistica e convincente sarebbe il potenziamento del ReI".
Non che il ReI sia perfetto per Bankitalia, anche in relazione a questa misura via Nazionale individua alcuni aspetti critici, ma nettamente meno numerosi rispetto a quelli ascrivibili al reddito di cittadinanza: "Il ReI e ancor più il RdC possono avere effetti distorsivi sul mondo del lavoro. Il RdC produrrebbe effetti disincentivanti sull'offerta di lavoro anche più accentuati, dato l'importo elevato del beneficio e la lunghezza indefinita del programma". Inoltre, gli incentivi previsti (su tutti il premio di due mensilità per chi trovasse autonomamente un'occupazione) potrebbero "non essere sufficienti a contrastare l'incentivo a permanere nel programma, anche ricorrendo al lavoro sommerso".
Il documento, oltre a sottolineare la "difficile realizzazione del potenziamento dei centri per l'impiego" previsti dalla norma, e l'assoluta "assenza" di un progetto di "complessivo riordino delle prestazioni assistenziali", si sofferma sugli "elementi di condizionalità per la fruizione del beneficio". Bocciando sostanzialmente quelli di natura attiva, vale a dire "la partecipazione a un programma di inserimento lavorativo e sociale". "La verifica della condizionalità – scrive la Banca d'Italia – è, anche sulla base dell'esperienza internazionale, un limite delle politiche attive, poiché onerosa e esposta a discrezionalità da parte dell'ente territoriale di riferimento".
Punti critici, dunque, per quanto riguarda la disomogeneità territoriale e i costi di applicazione. Ma anche in linea generale "la condizionalità di per sé non produce buoni esiti occupazionali, ma tende a funzionare solo per chi è già appetibile sul mercato del lavoro". Per questo "il costo effettivo del RdC potrebbe rivelarsi più elevato di quanto stimato sulla base di modelli che non tengono conto delle reazioni comportamentali degli individui al variare delle politiche pubbliche".