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Ballottaggi Elezioni Comunali, i risultati: è tracollo del PD, il centrodestra unito vince ovunque

Il centrodestra vince la partita dei ballottaggi: il centrosinistra perde a Genova e L’Aquila, non riesce a conquistare Parma e si “consola” solo con Taranto, Lecce e Padova.
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Per il PD è una disfatta epocale, difficile da digerire. Per il centrodestra è un successo quasi insperato, che testimonia il peso delle tre anime della coalizione. Per Pizzarotti è il momento atteso da tempo, che smentisce l'idea che "non c'è futuro senza Grillo e fuori dal MoVimento 5 Stelle". Per la politica italiana, l'astensione oltre il 50% dovrebbe essere un grido d'allarme, ma sarà il solito "problema secondario".

È questo, in estrema sintesi, il bilancio del turno di ballottaggio delle elezioni amministrative 2017, che avrebbe dovuto riguardare oltre 4 milioni di italiani e che è stato sostanzialmente snobbato da oltre la metà degli aventi diritto, con l'affluenza sotto il 50%.

Solo per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, il centrodestra passa da 6 a 15, mentre il centrosinistra da 14 a 4. Il MoVimento 5 Stelle perde l'unico capoluogo in cui governava, Parma, ma conquista Carrara (che tecnicamente capoluogo non è). Nei 4 capoluoghi di Regione finisce 3 a 1 per il centrodestra, 3 a 0 considerando i soli ballottaggi, considerando che Orlando l'aveva spuntata al primo turno.

Complessivamente, questa tornata di ballottaggi, per i Comuni con più di 15mila abitanti finisce 43 a 35 per il centrodestra sul centrosinistra, mentre in 10 casi vincono liste civiche, in 8 Comuni la spunta il MoVimento 5 Stelle, in 3 liste di sinistra e in 2 liste di centro. Il bilancio definitivo tra primo e secondo turno è di 64 comuni al csx e 56 al cdx. Ma le sfide decisive raccontano un'altra storia.

Cominciamo da Genova, dove il candidato del centrodestra unito, Marco Bucci, trionfa al ballottaggio con il 55% dei consensi, staccando Gianni Crivello, candidato del centrosinistra. Una vittoria storica per il centrodestra del "modello Toti" (sia pure a "trazione leghista", come sostiene il PD), che viene rafforzata dal successo di Peracchini a La Spezia, altra storica roccaforte della sinistra. Con Toti al Governo della Regione, dire che "la Liguria è persa" per il centrosinistra appare finanche riduttivo.

L'onda "totiana" si fa sentire anche nel Nord Ovest, con le vittorie di Asti e Alessandria, ma va quasi peggio in Lombardia, dove il centrosinistra riesce a perdere (oltre a Como, Monza e Lecco) a Sesto San Giovanni, la Stalingrado d'Italia, dove una vittoria della destra era quotata come il Leicester nella Premier League dello scorso anno. Aggrapparsi al Veneto, con la sconfitta di Bitonci a Padova, è operazione che al centrosinistra riesce solo a metà, considerando che il centrodestra torna a governare Verona, dove alla Bisinella non basta il supporto del PD al secondo turno.

La rossa Toscana assegna Lucca e Pistoia al centrodestra, Carrara al MoVimento 5 Stelle; anche in Emilia Romagna Piacenza svolta a destra. Un disastro che diventa tragedia a L'Aquila, dove malgrado il cospicuo vantaggio del primo turno, il candidato del centrosinistra Di Benedetto cede all'esponente di Fratelli d'Italia Biondi. Un flop che, è facile intuire, verrà utilizzato strumentalmente nella polemica sulla gestione del post terremoto nel Centro – Italia (a chi di voi stesse pensando "ma che c'entra?", consiglio la visione dello speciale Porta a Porta di ieri sera).

Se si eccettua la Puglia, con i successi del csx a Taranto e Lecce, dunque, il collasso del PD è distribuito in maniera omogenea sul territorio nazionale. Segno che la crisi va ben oltre le singole peculiarità regionali e territoriali.

E chiama in causa, evidentemente, responsabilità più ampie. Quelle di chi ha contribuito alla sostanziale distruzione dell'ecosistema che ruotava intorno al Partito Democratico, fatto di altri partiti e movimenti civici per i quali ora pare non esserci più spazio.

La vocazione maggioritaria del PD, insomma, si è trasformata in isolamento, tanto più grave quanto più netta è divenuta la polarizzazione dello scontro politico. Renzi, che ha scelto in maniera singolare di eclissarsi dalla campagna elettorale (capovolgendo un copione che lo vedeva sempre sovraesposto mediaticamente), probabilmente si assumerà la responsabilità di una sconfitta netta, ma difficilmente tornerà sui suoi passi o cercherà di rinegoziare le "condizioni" coi suoi ex compagni di viaggio e alleati.

A pochi mesi dalle politiche, insomma, a sinistra c'è un intero campo da rifondare. A destra, invece, c'è da chiedersi se gli allori peseranno più delle ambizioni dei singoli. Ogni riferimento a Matteo Salvini non è puramente casuale.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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