Aziz Tarhouni è libero “ma ci sono ancora altri mille Aziz rinchiusi nei Cpr italiani”

Con lo stesso sguardo innocente e da bambino con cui è entrato, Aziz Tarhouni esce dal Cpr di Trapani. "Abbiamo vinto", ha scritto a Fanpage.it il suo avvocato Gaetano Pasqualino. Dopo una lunga battaglia legale e mediatica, giustizia è stata fatta per il neo diciottenne rinchiuso nel Cpr siciliano dal 26 novembre 2024. Era arrivato in Italia da solo a diciassette anni ma dopo un periodo in un centro per minori stranieri non accompagnati in Emilia-Romagna è finito per strada, senza alcun documento. "Al compimento della maggiore età è stato costretto ad andar via dal Centro per minori senza documenti ed è finito sfruttato come bracciante nelle campagne siciliane", spiega il suo avvocato.
Storie come le sue ce ne sono a migliaia in Italia, storie che ancora una volta denunciano un sistema di accoglienza di stampo emergenziale per un fenomeno – quello migratorio – che emergenziale non è. In poche, però, finiscono con un lieto fine, quella di Aziz almeno oggi è una delle poche. "Oggi con Aziz abbiamo affermato il principio della prevalenza della tutela dello stato di salute fisico e mentale della persona rispetto a ogni eventuale diritto antagonista", continua Pasqualino. Il suo assistito nel corso di questi mesi di detenzione, infatti, aveva tentato due volte il suicidio e manifestato in diversi modi "un quadro clinico di depressione conseguente alla violenza assistita", come lo descrive il medico Nicola Cocco, esperto di medicina detentiva e delle migrazioni. Nonostante ciò la Corte d'Appello di Palermo aveva rigettato la domanda di riesame del provvedimento di convalida del trattenimento, richiesta dall'avvocato difensore del giovane, considerando Aziz Tarhouni idoneo al trattenimento nel Cpr di Trapani-Milo.
"Durante l'udienza di ieri abbiamo depositato un documento redatto dal Garante Nazionale per le persone private della libertà che nel 2024 aveva visitato il Cpr di Trapani-Milo evidenziando che era luogo non idoneo al trattenimento. Il giudice di pace, solo stamane e in seguito alla nostra deposizione, ha sancito l'incompatibilità di Aziz con la detenzione in quel luogo e quindi la sua immediata liberazione", spiega l'avvocato. Ma Aziz dovrà aspettare fino a questo pomeriggio per respirare finalmente aria di libertà. "In contemporanea alla nostra deposizione, il tribunale ha rifiutato la decisione della Commissione sulla richiesta d'asilo di Tarhouni facendogli così perdere lo status di richiedente asilo e rimettendo alla questura una nuova richiesta di convalida del trattenimento da parte del giudice di pace, in attesa di essere rimpatriato", continua il legale, "stamane di fronte al giudice ho allegato la dichiarazione della psicologa Antonella Ciotta che dichiarava la non idoneità del mio assistito al trattenimento e al termine dell'udienza il giudice ha rifiutato la convalida del trattenimento aderendo a ciò che era già stabilito in mattinata dalla Corte d’Appello".
Aziz Tarhouni aspetta la sentenza con le mani tra le mani, le spalle curve così come durante tutti i colloqui con la psicologa e lo sguardo immerso nel terrore. Non può credere alle parole del giudice quando dice ciò che ormai gli sembra impossibile: "… e conseguentemente, l’immediata liberazione di Tarhouni Aziz".
"Durante l'udienza era molto agitato, nell’attesa del giudice non capiva più niente, ripeteva solo che non poteva stare la dentro, che gli facevano del male, che lì sarebbe morto. Io sono stato con il fiato sospeso fino alla fine", racconta Pasqualino che ha già richiesto, per il suo assistito, un permesso di soggiorno per persona oggetto di sfruttamento lavorativo, rifacendosi all'Art.18 del Testo Unico sull'Immigrazione. "Sono davvero contento – continua – Aziz è un ragazzo sveglio, bisogna prendersene cura".
Ora il giovane sarà ospitato a Trapani, da persone che si sono offerte volontariamente di prenderlo in custodia. "Lo Stato non prevede niente per chi esce dai Cpr, non è previsto che qualcuno se ne prenda cura – denuncia l'avvocato – se riesci a fare uscire una persona, dopo tante battaglie, non c’è nessuno che si occupi di quello che avverrà dopo. In Italia manca tutto, dalla presa in carico, all'accompagnamento verso un percorso di legalità, verso la consapevolezza dei propri diritti, manca l'accoglienza vera, manca il supporto, manca l'ascolto".
"Le storie a lieto fine sono sempre belle ma questa storia pone una serie di questioni. Innanzitutto la storia di Aziz non è un'eccezione ma ci sono mille Aziz rinchiusi nei Cpr italiani: fantasmi di cui a stento si conosce la storia e il destino", aggiunge Alice Basiglini, vicepresidente di Baobab Experience che si è subito mobilitato in supporto di Tarhouni, "in secondo luogo, Aziz quando è arrivato in Italia era un minore non accompagnato: era un bambino e aveva bisogno di essere protetto e messo nella condizione di affrontare la vita con strumenti idonei e tutele. E invece, al compimento del suo diciottesimo anno di età, la Casa famiglia alla quale era stato affidato lo ha buttato fuori senza occuparsi della conversione del permesso di soggiorno per minore età in una protezione diversa, senza accompagnarlo nella fase successiva di inclusione e accoglienza. Sono migliaia i giovani ragazzi che subiscono la stessa sorte e festeggiano il loro diciottesimo in strada, ad elemosinare una coperta e un pezzo di pane. Giovani trasformati in illegali da un sistema di protezione che non protegge ma crea marginalità sociale e getta i ragazzi nelle mani della criminalità organizzata, del lavoro nero".
Aziz è uno tra mille che nel suo calvario è stato fortunato, "per oggi – come ha detto il suo avvocato – ce l'abbiamo fatta, ma domani dobbiamo continuare a lottare per chi invece è ancora li dentro".