Azione: cosa dice il manifesto del nuovo partito di Carlo Calenda
È nato Azione, il nuovo partito politico ideato da Carlo Calenda e Matteo Richetti. La presentazione ufficiale è al Teatro Eliseo di Roma, ma sul sito internet del movimento è già disponibile il manifesto politico di Azione dove sono indicate le linee guida del partito. I due politici che hanno lasciato il Partito Democratico dopo l'accordo con il Movimento Cinque Stelle promettono battaglia a ogni forma di populismo, ma non dimenticano anche gli ex compagni di partito e puntualizzano: "Se la parola non ha valore la politica muore".
"Ora basta! L’Italia è un grande Paese. Siamo l’ottava potenza mondiale, la seconda economia manifatturiera d’Europa, uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea e il luogo di nascita della cultura occidentale", si legge tra le prime righe del manifesto. Il bacino di elettorato a cui il partito si rivolge sembra essere quello degli "scontenti" degli scontri definiti "inconcludenti" tra i partiti politici, accusati di comportarsi come "tifoserie" e di utilizzare "slogan privi di contenuti".
"Azione è il luogo di mobilitazione dell’Italia che lavora, produce, studia e fatica", si legge ancora, e si esortano i cittadini a non arrendersi perché "nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti".
L'Italia, una nazione "profondamente ingiusta"
Il manifesto contiene una serie di criticità individuate nel nostro Paese che vengono definite come una "profonda ingiustizia" soprattuto nei confronti dei giovani, delle donne, delle persone bisognose di assistenza, di chi vive al Sud e di chi vuole "svolgere la sua attività libero da eccessivi impedimenti burocratici".
"Molte di queste ingiustizie derivano dall’incapacità dello Stato di svolgere efficacemente la sua azione – si legge – altre dal malcostume alimentato da troppi pessimi esempi". Secondo Azione l'Italia è un Paese "non in sicurezza" a causa dell’alto debito, dello sperpero di denaro pubblico, dell’incompetenza e della mancanza di responsabilità. Ma il partito specifica come questi problemi non siano solo colpa della politica perché – ricorda – "i nostri rappresentanti ce li scegliamo". Azione quindi, auspica che il senso dello Stato "torni ad essere centrale nella vita dei cittadini" e giudica la classe politica di scarsa qualità perché scelta senza una reale fiducia nelle istituzioni. Come si legge nel manifesto: "Nessuno di noi assumerebbe uno degli attuali leader politici per gestire la sua attività. Eppure gli affidiamo lo Stato, perché non lo sentiamo nostro fino in fondo".
Perché il partito si chiama Azione
In un'intervista a Fanpage.it di alcuni giorni fa Matteo Richetti ufficializzava pubblicamente il nome del partito e ne dava conto, spiegando le prime linee guida. "Il partito si chiamerà ‘Azione' perché vuole essere una chiamata “all’azione”. Vuole dire al Paese che non possiamo più rimanere con le mani in mano", aveva detto. Nel manifesto il concetto viene ribadito, ma si carica di elementi nuovi. "Azione non è un nome casuale o scelto per ragioni di marketing – si legge – le nostre radici culturali e politiche sono quelle del liberalismo sociale e del popolarismo di Sturzo". Nel testo si fa esplicitamente appello alla necessità di sintetizzare queste due culture.
Il programma di Azione
Il partito punta a un rafforzamento di tutte le funzioni fondamentali dello Stato, che vengono indicate in: Scuola, Sanità e Sicurezza-Giustizia. "L'Italia – si legge nel manifesto – in questi ambiti oggi investe molto meno degli altri Paesi europei". Per questo motivo le priorità immediate che il partito indica sono: tempo pieno in tutte le scuole, avvio dei giovani alla lettura, alle lingue e allo sport, assunzione di medici e infermieri, assistenza gli anziani e ai malati, presidio del territorio e rispetto della legalità senza però – si specifica – sconfinare nel giustizialismo. "Un Paese con un tasso di analfabetismo funzionale doppio rispetto agli altri Paesi avanzati e dove un giovane su due non legge un libro – si legge ancora – , prepara una generazione perduta. La scuola non è un bacino occupazionale ma il presidio democratico, culturale e civile per formare e liberare gli uomini ed educarli al rispetto dello Stato e della comunità. Uno Stato forte non è quello che nazionalizza le imprese, ma quello che istruisce i cittadini e li prepara ad affrontare le sfide di una società libera e di un’economia fondata sulla concorrenza e sulla sostenibilità".
Nel campo della politica estera Azione definisce il suo europeismo convinto, ma al contempo critico. "L’Europa oggi non funziona perché è l’Europa delle nazioni e non quella delle istituzioni comuni", si legge. Gli obiettivi di largo respiro che il partito si propone sono la costruzione di un Europa federale e il rafforzamento del rapporto con le grandi democrazie occidentali.
La politica economica del nuovo partito sarà fondata su quelli che vengono definiti "tre pilastri": investire, proteggere e liberare. "Investire per affrontare le trasformazioni digitali e ambientali giocando in attacco – è scritto nel documento -, proteggere quando le distorsioni del mercato e la velocità delle trasformazioni danneggiano i lavoratori e i cittadini e liberare ciascun individuo dal bisogno contingente, dall’ignoranza e da vincoli inutili, perché possa realizzare tutto il proprio potenziale". Negli obiettivi di politica economica viene indicata anche la necessità di definire un modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale e la dignità della persona. Quest'ultimo punto viene definito come "una straordinaria sfida per una nuova stagione di crescita".