Hind Rajab, se devo dire questo nome ad alta voce non sono neanche sicuro di come si pronuncia. Se l'accento cade sulla prima "a" oppure sulla seconda, perché questa storia ha solo sfiorato le nostre cronache TV, e certamente non ha aperto i TG.
Hind Rajab è stata uccisa dall'esercito israeliano, e come Hind Rajab tante altre. Sarà l'abitudine che ci porta a occuparcene poco. A dispiacercene ma non così tanto. Ne uccidessero meno, ne parleremmo di più. Invece le stragi hanno questo in comune: si portano via anche le storie delle singole persone, fanno diventare numeri anche le bambine. Non oggi, però. Non per Hind Rajab.
La sua storia è in effetti unica: Hind Rajab ha fatto in tempo a fare una telefonata prima di essere uccisa, il 29 gennaio di un anno fa. Non è il suo compleanno oggi, è la data in cui è stata ammazzata, compie un anno e non è il caso di farle gli auguri.
Non è morta subito, Hind. Piccoletta, sei anni, i proiettili non l'hanno raggiunta per una serie di eventi che al momento sono sembrati fortunati, poi per come è finita la storia non mi azzarderei a definirli tali. Sarebbe stato meglio l'avessero colpita subito, invece i proiettili l'hanno scansata e poi l'IDF ha raddrizzato la mira; l'hanno colpita dopo un po'.
Facciamo un passo indietro: lei era ancora viva, neanche sfiorata dalle pallottole, oserei dire intatta, quando in auto con lei si era trovata con i cadaveri della zia, lo zio e i tre cugini; tutti e cinque, accanto e un po' sopra di lei. Ed è stato in quel tempo di mezzo fra la morte degli altri e la sua, che lei ha preso il telefono dalle mani dello zio e ha risposto a una chiamata.
"Pronto?"
Era la Mezzaluna Rossa che aveva richiamato lo zio mentre lui, in diretta telefonica, centoventi secondi prima stava dicendo loro: "Aiuto! L'esercito israeliano ci sta sparando addosso!" Poi la linea era caduta.
E non mentiva lo zio, la prova era quella davanti agli occhi e sopra il corpo di Hind Rajab centoventi secondi dopo: i cinque cadaveri familiari.
Erano partiti la mattina. Hind si era separata dalla madre perché pioveva e la madre voleva che lei – almeno lei! – stesse al caldo; aveva trovato posto in auto con la zia e lo zio, una bella notizia per Hind.
"Con gli zii andrà meglio", si erano salutati così e Hind era salita su quell'auto, zona Gaza direzione sud, tra l'altro come aveva ordinato di fare l'esercito israeliano: "Se non volete morire sotto i bombardamenti, evacuate. Stiamo colpendo tutta la zona dove abitate".
E così gli zii di Hind, i tre cuginetti e la stessa Hind, cosa stavano facendo? Stavano per l'appunto evacuando, ma arrivati nei pressi dell'università al-Azhar i tank israeliani hanno sparato loro addosso. Non c'è un perché, così fan tutti.
La storia prosegue: Hind Rajab è sopravvissuta e ha chiesto aiuto telefonico alla Mezzaluna Rossa, mentre era incastrata tra i cadaveri degli zii. Abbiamo anche la registrazione della telefonata, io l'ho ascoltata. La bambina dice: "Ho tanta paura, venite a prendermi". E l'operatrice le risponde: "Sì, tesoro, veniamo".
Li hanno ritrovati due settimane dopo, l'esercito israeliano aveva atteso tre ore e poi aveva sparato anche alla bambina, uccidendo anche i due operatori umanitari della Mezzaluna Rossa che erano stati mandati per portarla in salvo, dopo la chiamata con l'operatrice.
Questa è la storia di Hind Rajab e di almeno due famiglie. È la storia di come le persone civili siano sempre le vittime principali di ogni guerra, e di come tutte le guerre rappresentino la sconfitta dell'umanità: ieri, oggi e domani.