Autovelox, le nuove regole possono aspettare: Salvini prende tempo, manca il numero dei dispositivi installati

C'era una volta un decreto, che sembrava in dirittura d'arrivo, ma che alla fine non vide più la luce. E così il caos sugli autovelox rimane, e delle nuove norme, che dovrebbero regolare i dispositivi e le multe per eccesso di velocità, non se ne ha notizia. Il vicepremier Salvini ha sollecitato ancora una volta l'Anci, chiedendo dati certi sugli apparecchi che si trovano sulle strade, con specifiche informazioni sulla loro collocazione.
Perché Salvini ha bloccato il decreto Autovelox e quando arrivano le nuove norme
Breve riassunto: una sentenza della Cassazione l'anno scorso che solo i dispositivi "omologati", e non quelli solo "approvati", sono da da ritenere validi per le multe agli automobilisti. Il ministero dei Trasporti aveva preparato un decreto, che avrebbe messo fine a una situazione di incertezza, stabilendo, per la prima volta dopo 33 anni, norme chiare per regolamentare l'uso dei dispositivi, e porre fine alla giungla dei ricorsi: il decreto in questione dovrebbe considerare "validi", (in teoria dal prossimo luglio) tutti gli autovelox approvati dal 13 agosto del 2017 in poi, in quanto già conformi alle nuove norme di taratura. Gli apparecchi precedenti a quella data, invece, dovrebbero essere disattivati o sottoposti a una procedura di conformità per poter essere utilizzati. In pratica, una sorta di sanatoria con lo scopo di mettere fine a una situazione di confusione normativa, nata appunto dalla distinzione tra apparecchi omologati o approvati.
L'Asaps però, aveva messo in guardia dai rischi di una improvvisa disattivazione della stragrande maggioranza degli apparecchi in piena estate, e con l'esodo degli italiani per le vacanze: secondo l'associazione la conseguenza "sarebbe stata una sorta di ‘liberi tutti', considerato come troppo spesso l'alta velocità sia la causa principale degli scontri tra veicoli e delle fuoriuscite autonome".
Il testo del decreto, che era stato anticipato dal Corriere, è composto da sette articoli e da un lungo allegato tecnico contenente caratteristiche, requisiti e procedure di omologazione, taratura e verifica di funzionalità dei dispositivi e sistemi per l'accertamento delle violazioni dei limiti massimi di velocità ai sensi dell'art.142 del Codice della Strada. Ma alla fine il ministero ha bloccato tutto – il provvedimento era in fase di trasmissione a Bruxelles – in attesa di nuovi approfondimenti.
Durante un question time, Matteo Salvini aveva spiegato il motivo della sospensione non si conosce, ad oggi, il numero preciso dei dispositivi dislocati e attivi su tutto il territorio nazionale. Necessaria quindi una ricognizione dei dispositivi istallati in tutta Italia, prima di procedere con l'emanazione del decreto.
"Ho ritenuto necessario sospendere l'adozione del decreto, ritirare la notifica alla Commissione europea per accertamenti tecnici finalizzati a un preventivo censimento dei dispositivi in uso", aveva spiegato in Aula Salvini, che aveva coinvolto nell'operazione anche il ministero dell'Interno e l'Anci, per lanciare "un'operazione trasparenza".
Per il ministro è fondamentale completare "una ricognizione di tutti i dispositivi di controllo della velocità attualmente in uso. Serve, infatti, accettare che il numero dei dispositivi attualmente utilizzati rispettino i regimi di approvazione. Tale ricognizione ci consentirà di approfondire le verifiche amministrative sulla presenza di eventuali dispositivi totalmente non conformi alle regole di approvazione. Solo alla luce di tali dati potremo capire l'impatto effettivo delle nuove regole di omologazione".
Botta e risposta Anci-Salvini
Ieri qualcosa si è mosso. L'Anci in una lettera ieri ha comunicato di aver già "provveduto alla ricognizione circa i dispositivi e i relativi prototipi approvati dal Ministero Infrastrutture e Trasporti pre-2017. Per i dispositivi fissi circa il 59,4% dispongono di decreti di approvazione precedenti al 2017 e per un 40,6% successivi al 2017, mentre sui dispositivi mobili il dato mostra per un 67,2% decreti di approvazione precedenti al 2017 e un 32,8% successivi al 2017".
"Auspichiamo – ha aggiunto il presidente Anci Manfredi – che si possa arrivare quanto prima alla definizione del quadro normativo di riferimento per dare risposta agli operatori di polizia stradale e agli utenti, tenuto conto delle esclusive finalità di sicurezza stradale".
Il ministero dei Trasporti oggi ha risposto alla lettera: "Nel ringraziare Anci per i dati preliminari forniti in merito alla presenza di dispositivi fissi e mobili riconducibili ai decreti di approvazione pre e post 2017, ciò che auspica il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti non è una percentuale ma un numero chiaro e inequivocabile: quanti sono gli autovelox e dove sono installati?"
Il ministro "ha auspicato un vero e proprio censimento dei dispositivi installati su base nazionale, regionale e locale, in relazione ai diversi regimi di approvazione. In assenza di un quadro statistico completo e dettagliato, è difficile capire come intervenire in modo concreto e ragionevole per prevenire comportamenti scorretti alla guida", concludono le fonti del ministero. Ma ancora una volta, mentre scriviamo, non sappiamo se dopo questo ‘censimento' il ministero dei Trasporti riscriverà da zero il decreto che aveva preparato, e in che tempi procederà.