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Autovelox illegali, il piano del Viminale per difendersi dai ricorsi degli autisti contro le multe

Il ministero dell’Interno ha inviato a tutti i prefetti una circolare per spiegare come gestire i ricorsi dei cittadini contro le multe da autovelox. Ricorsi che si sono moltiplicati da quando, l’anno scorso, la Cassazione ha stabilito che gli apparecchi devono essere “omologati” perché la sanzione sia valida.
A cura di Luca Pons
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Immagine di repertorio
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Dopo mesi di incertezze sugli autovelox, in cui moltissimi autisti hanno fatto ricorso contro le multe ricevute e diversi Comuni hanno direttamente disattivato gli apparecchi per evitare complicazioni, il governo ha trovato una linea difensiva. La questione è iniziata ad aprile dello scorso anno, quando una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che la multa non è valida se l'autovelox in questione è solamente "approvato" dal ministero dell'Interno, ma non "omologato".

Il caos degli autovelox non omologati e i ricorsi degli automobilisti

Il problema? Non esiste una procedura ufficiale per "omologare" un autovelox. Possono farlo aziende private, che emettono poi un certificato, ma non è una procedura standard che avviene per tutti gli apparecchi, dato che i governi da anni ritengono sufficiente approvarli. Al punto che una circolare del Viminale nel 2020 aveva esplicitamente stabilito che omologare e approvare erano la stessa cosa, per gli autovelox. Una circolare poi del tutto smentita dalla Cassazione, dato che in realtà le norme legate al Codice della strada dicono il contrario: l'approvazione è un semplice atto formale, mentre l'omologazione richiede controlli tecnici e amministrativi più completi.

Come detto, dopo la sentenza della Suprema Corte si è aperta la possibilità per gli automobilisti di fare ricorso, e le contestazioni si sono moltiplicate. Fino a oggi, sembrava che i Comuni non avessero sostanzialmente possibilità di opporsi a questo ricorso: se l'autovelox non era omologato, la multa non era valida. L'unica soluzione sarebbe stata varare un decreto o una legge per risolvere la questione, ma i tempi sarebbero stati lunghi. Per il momento, quindi, il ministero dell'Interno ha scelto la via legale.

La risposta del Viminale: circolare ai prefetti su come difendersi

Una circolare inviata ai prefetti, e riportata dal Corriere della Sera, ha infatti dato delle indicazioni specifiche su come difendersi dalla contestazione delle multe. Il piano è, di fatto, di tornare davanti alla Cassazione con dei documenti più convincenti rispetto a quelli presentati nel caso dell'aprile 2024.

Infatti, al Viminale sarebbe arrivato un parere dell'Avvocatura dello Stato lo scorso 18 dicembre che ha aperto una possibilità. Gli enti locali potrebbero rispondere al ricorso degli automobilisti sostenendo "la piena omogeneità tra le due procedure, di omologazione e di approvazione".

Il Viminale ha invitato i Comuni ha portare al ricorso dei nuovi documenti, che la Cassazione non aveva potuto esaminare perché non erano stati usati nel processo del 2024. Si tratta, in particolare, del "decreto di approvazione dello specifico strumento di rilevazione" che viene "indicato nel verbale di accertamento". Ma "soprattutto" di "eventuali decreti di omologazione di strumenti, altri e diversi da quelli volti a verificare il superamento dei limiti di velocità".

La partita quindi si giocherebbe su un aspetto tecnico. In passato il ministero aveva stabilito con una circolare che approvazione e omologazione erano formalmente la stessa cosa, ma i giudici avevano smontato questa ipotesi perché la legge stabiliva che non era così. Adesso, invece, i Comuni dovrebbero dimostrare che le due procedure sono effettivamente equivalenti: portando i decreti di "omologazione" di altri apparecchi, e mettendo in evidenza che di fatto sono del tutto simili a quelli di "approvazione" per gli autovelox.

Questa è la ‘pezza' legale per il momento, e bisognerà vedere se la Cassazione la riterrà convincente. Poi arriverà anche un provvedimento più ampio che cambi la legge: il ministero ha fatto sapere che nascerà un tavolo con rappresentanti dei Comuni e dell'Avvocatura generale dello Stato per uniformare effettivamente le procedure di approvazione e omologazione.

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