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Autostrade, Cottarelli a Fanpage.it: “M5s era contro i poltronifici, ora vuole Stato imprenditore”

L’economista Carlo Cottarelli fa il punto sulla vicenda Autostrade con Fanpage.it: “Io non ho nessun pregiudizio verso le società pubbliche. Però pensare che adesso tutto ad un colpo lo Stato, che non è in grado di gestire bene la sanità, la pubblica istruzione e la giustizia, diventi un grande imprenditore… beh, qualche dubbio in proposito ce lo avrei”.
A cura di Annalisa Girardi
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L'accordo raggiunto tra il governo e Atlantia sulla gestione delle autostrade italiane è in questi giorni al centro dell'attenzione politica e mediatica. Da una parte l'esecutivo esulta, affermando che le infrastrutture dello Stato sono finalmente tornate ai cittadini, ma dall'altra c'è anche chi sottolinea come le condizioni non siano state affatto sfavorevoli ai Benetton. Ad ogni modo ci sono ancora molte questioni da chiarire. Fanpage.it ha contattato l'economista Carlo Cottarelli, ex Commissario straordinario per la spending review e direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fondo monetario internazionale fino al 2018, per fare il punto sulla vicenda.

Se ha vinto lo Stato, come ha detto il presidente Conte, perché le azioni di Atlantia sono volate in borsa?

Erano crollate a un punto tale per cui un rimbalzo era in qualche modo naturale. Credo che siano volate perché la soluzione peggiore, cioè la perdita della concessione, è stata evitata. Da questo non si deve concludere che sia stato fatto un favore ai Benetton. Si erano prospettate due possibilità: una era la revoca della concessione, l'altra era quella di vendere alla società Aspi, ovviamente ad un prezzo molto basso. Forse la seconda alternativa, quella che si è utilizzata, è stata considerata dal mercato meno dannosa. Non mi sembra ci sia stata la vittoria di una parte piuttosto che di un'altra. Tra l'altro, non conoscendo il prezzo di vendita è un po' difficile dare un giudizio. Però si può presumere che, visto che la vendita a Cassa depositi e prestiti è probabilmente avvenuta sotto la minaccia di togliere la concessione, il prezzo deve essere stato inferiore al prezzo di mercato.

Quali sono le sue perplessità su questo accordo? Il fatto che non sia stato stabilito un prezzo?

La tragedia del ponte Morandi risale a due anni fa e purtroppo, come avviene al solito in Italia, non c'è ancora un giudizio legale sulla vicenda e sulle responsabilità. Di per sé questa è una cosa inaccettabile, è inaccettabile che per un fatto così grave si debbano attendere anni e anni perché si raggiunga una soluzione. Questa è la prima considerazione. In secondo luogo, si fanno proclami senza fornire tutte le informazioni. Forse non si sa ancora qual è il prezzo di vendita, però allora non si può dire che si è fatto l'interesse pubblico. La terza perplessità è che fin dall'inizio la questione è stata estremamente politicizzata. Prima di accertare quali fossero le responsabilità si è cominciato a fare proclami. E una volta lanciatisi su quella strada, poi è diventato quasi inevitabile che si considerasse come equivalente all'interesse pubblico l'uscita dei Benetton dalla società. C'è anche un'altra cosa da notare: prima della tragedia comunque i contratti di concessione erano secretati, e anche questa è una cosa inaccettabile: non è un rapporto equilibrato tra il pubblico e il privato. Questa è una vicenda che illustra i problemi tra il pubblico e il privato in Italia.

Secondo lei quindi ci sono ancora importanti distanze tra quello che a livello istituzionale è stato comunicato sull'accordo e su quello che effettivamente avverrà?

Come ho detto, la cosa fondamentale che ancora non sappiamo, forse perché non è stato ancora determinato, è il prezzo di acquisto a cui verrà acquisita Aspi dalla Cassa depositi e prestiti.

Cassa depositi e prestiti entrerà al 51% in Autostrade e si dovrà affrontare la questione dell'abbassamento dei pedaggi, il risarcimento per il crollo del ponte Morandi e la fuoriuscita dei Benetton da pagare. Questi soldi ci sono?

Il governo ha stanziato nel decreto Rilancio diversi miliardi per il patrimonio designato di Cassa depositi e prestiti. Direi che i soldi adesso ci sono: finanziati in deficit, prendendoli a prestito, ma ci sono.

Cdp è fuori dal perimetro del debito pubblico. C'è il rischio che questo scenario possa cambiare?

È fuori dal perimetro delle pubbliche amministrazioni, sì. È uno scenario possibile, ma per ora si conta sul fatto che organizzazioni simili come KfW in Germania non siano considerate allo stesso modo parte del settore pubblico. Certo, potrebbe cambiare. Però non sembra che la cosa al momento sia a rischio. Dipende però dalle operazioni future che farà la cassa.

Oltre ad Autostrade, rimane aperto il dossier Alitalia e la questione Ilva: su questi casi, come ora anche su Telecom, si parla della possibilità di un ingresso dello Stato. Stiamo aprendo a una fase di nazionalizzazioni in cui l'intervento dello Stato sarà sempre più preponderante?

Sembra che ci sia l'intenzione, perlomeno da una parte del governo, cioè i Cinque Stelle, di avere una presenza più forte dello Stato nell'economia. Cosa paradossale che i Cinque Stelle per tanti anni, giustamente, hanno criticato i poltronifici delle municipalizzati. Cioè il capitalismo degli enti locali è stato criticato e questi venivano chiamati poltronifici. Non c'è lo stesso rischio a livello statale? Non c'è un rischio che le società pubbliche vengano usate per fini politici? Bisogna tenerlo a mente prima di muoversi in quella direzione. Io non ho nessun pregiudizio verso le società pubbliche. Però pensare che adesso tutto ad un colpo lo Stato, che non è in grado di gestire bene la sanità, la pubblica istruzione e la giustizia, diventi un grande imprenditore… beh, qualche dubbio in proposito ce lo avrei.

Considerando il parere dell'Avvocatura dello Stato, ma anche il peso di una società come Atlantia, secondo lei l'eventualità di una revoca è mai stata davvero sul tavolo? 

Sì, io credo che questa ipotesi sia stata messa sul tavolo. E che sia stata utilizzata come strumento di pressione.

Nei prossimi anni si dovrebbe aprire sempre più a nuovo capitale. Secondo lei chi potrebbero essere i nuovi investitori? Forse la Cina che di fatto è già presente in Aspi e mostra molto interesse nelle infrastrutture a livello mondiale?

Non saprei. Su questo non ho alcuna informazione. I cinesi potrebbero sicuramente essere interessati, ma tutto è possibile.

Due anni fa lei è stato premier per qualche giorno: se oggi ci fosse stato lei al posto di Conte, che cosa avrebbe fatto?

Avrei cercato di far sì che il processo terminasse nel più breve tempo possibile. La riforma della giustizia è fondamentale in Italia. Se non funziona rapidamente la giustizia poi si creano una marea di situazioni strane. La riforma della giustizia e la riforma della burocrazia sono le due riforme principali che devono essere fatte in Italia perché se non funzionano quelle non funzioneranno mai le altre cose. Si accertano le responsabilità, si puniscono i colpevoli e poi si decide come andare avanti: questo è quello che si dovrebbe fare in uno Stato di diritto.

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