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Autonomia differenziata delle Regioni

Autonomia, Zaia fa ricorso alla Consulta contro le Regioni che vogliono abolire la riforma

Il presidente del Veneto Luca Zaia ha annunciato che impugnerà davanti alla Corte costituzionale i ricorsi con cui Puglia, Campania, Sardegna e Toscana hanno chiesto ai giudici della Consulta di dichiarare incostituzionale la legge sull’Autonomia differenziata.
A cura di Giulia Casula
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Il presidente del Veneto Luca Zaia ha annunciato che farà ricorso alla Corte costituzionale contro le Regioni che vogliono abolire la riforma dell'Autonomia differenziata.

“Ho firmato la delibera di Giunta con la quale diamo mandato a uno staff di legali per costituirsi presso la Corte costituzionale e impugnare il ricorso delle quattro regioni, tra cui una a statuto speciale, che vogliono abrogare la legge Calderoli sull’autonomia differenziata", ha detto il governatore leghista.

Le Regioni in questione sono Puglia, Sardegna, Toscana e Campania che ad agosto hanno presentato ricorso ai giudici della Consulta perché si pronuncino sulla legittimità costituzionale della ribattezzata riforma ‘spacca-Italia'. Un'iniziativa slegata dalla richiesta di referendum abrogativo, che procede parallelamente e con il sostegno anche dell'Emilia Romagna.

L’obiettivo del contrattacco di Zaia, tra i maggiori sostenitori della riforma, è "difendere l’autonomia, difendere il Veneto e tutti coloro che il 22 ottobre 2017 si sono presentati ai seggi per dire che volevano attivare il percorso dell’autonomia. Più del 98% ha detto SÌ alla riforma", ha dichiarato. "Il governo farà la sua difesa ma per un principio secondo cui, se saltasse la legge nazionale, il danno lo farebbero a noi, noi andremo in Corte Costituzionale. L’incarico ai legali è già stato dato. Vogliamo andare a spiegare che la legge non toglie nulla a nessuno", ha ribadito.

Intanto, in Cassazione sono state depositate le richieste di referendum delle Regioni di centrosinistra. I quesiti sono due: in uno, quello indicato nella raccolta promossa dai comitati spontanei, si chiede l'abrogazione completa della legge; nell'altro si chiede di abrogare solo alcuni commi relativi a materie riferite ai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep).

"Siamo sicuri che la Cassazione accetterà le nostre richieste, andremo rapidamente al voto referendario per togliere di mezzo questa legge iniqua contro il Mezzogiorno", ha commentato il presidente del consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, dopo aver depositato  i due quesiti referendari votati. "Siamo convinti, non solo come regioni del Sud, che l'Italia attraverso la Costituzione abbia garantito oltre 70 anni di unità e gli stessi diritti per tutti i cittadini al di là loro origine, del luogo di nascita, del luogo di residenza, del luogo in cui lavorano", ha aggiunto. "Questa è una battaglia di civiltà, di democrazia, di unità, non solo per i consigli regionali che oggi hanno depositato la richiesta di referendum, ma per tutti i cittadini italiani".

Mentre l'Autonomia prosegue il suo percorso, con il primo tavolo ufficiale per la devoluzione delle materie non riferibili ai Lep fissato per il 3 ottobre, dall'altra parte la Corte costituzionale ha anticipato a novembre il suo giudizio sui ricorsi presentati da Campania, Sardegna, Toscana e Puglia. È chiaro che nel caso in cui i giudici della Consulta dichiarassero incostituzionale la riforma, il referendum non si terrebbe in quanto la legge cesserebbe immediatamente di avere efficacia.

In attesa della sentenza della Consulta, continua la mobilitazione delle opposizioni. Il 5 ottobre si terrà a Roma l'assemblea del Comitato promotore del referendum per l'abrogazione della legge sull'Autonomia differenziata, di cui fanno parte il segretario della Cgil Maurizio Landini, il presidente del M5s Giuseppe Conte, i leader di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, la segretaria del Pd Elly Schlein, il segretario di +Europa Riccardo Magi, la deputata di Iv Maria Elena Boschi, associazioni come Arci, Anpi, Wwf e altre realtà sindacali.

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